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Cenerentola, Biancaneve e la fine della libertà di parola: in difesa di Marco Bassani

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di PAOLO L. BERNARDINI

L’Università degli Studi di Milano ha comminato una pena severa al Prof. Marco Bassani, per un breve post subito rimosso riguardante Kamala Harris e il Presidente Biden. Non voglio entrare nel merito del post, né delle motivazioni addotte per comminare tale pena da parte della Commissione Disciplinare di tale Ateneo, la cui decisione è stata poi ratificata dal CdA come di prassi. La sospensione dalle funzioni e retribuzione per un intero mese è molto pesante, poiché avrà ripercussioni anche sul TFR, e in generale potrebbe averne sulla carriera di un docente che dà lustro all’ateneo milanese da decenni.

Quel che mi preme discutere, qui, è piuttosto la normativa su cui si basa la sentenza, ovvero il Regio Decreto 31 agosto 1933, n. 1592, pubblicato sul supplemento ordinario della GU il 7 dicembre 1933. In particolare, l’art. 87 di questo testo unico sull’insegnamento universitario recita:

  • “Ai professori di ruolo possono essere inflitte, secondo la gravità delle mancanze, le seguenti punizioni disciplinari: 1) la censura; 2) la sospensione dall’ufficio e dallo stipendio ad un anno [la pena comminata a Bassani]; 3) la revocazione; 4) la destituzione senza perdita del diritto a pensione o ad assegni; 5) la destituzione con perdita del diritto a pensione o ad assegni.” Il successivo Art. 88 specifica invece la natura delle sanzioni: ”La censura è una dichiarazione di biasimo per mancanze ai doveri d’ufficio o per irregolare  condotta, che non costituiscano grave insubordinazione e che non siano tali da ledere la dignità e l’onore del professore. Essa è inflitta per iscritto dal Ministro o dal rettore dell’Università o direttore dell’Istituto, udite le giustificazioni del professore. Contro tale punizione, se inflitta dal rettore o dal direttore, è ammesso entro quindici giorni dalla notificazione, ricorso al Ministro, che decide con provvedimento definitivo. La censura ai rettori e direttori è inflitta esclusivamente dal Ministro. Interessante anche l’Art. 89. ”Le punizioni, di cui ai nn. 2, 3, 4 e 5 dell’art. 87, si applicano secondo i casi e le circostanze, per le seguenti mancanze: a) grave insubordinazione; b) abituale mancanza ai doveri di ufficio; c) abituale irregolarità di condotta; d) atti in genere, che comunque ledano la dignità o l’onore del professore”.  

Ora, aldilà del fatto che tale normativa ha subito alcune modifiche nel tempo (a titolo di esempio: la “destituzione con perdita del diritto a pensione e assegni” non esiste più), essa rimane alla base dell’ordinamento che ha disposto la punizione per il Prof. Bassani, tuttora. Ora, basterebbero questo a gettare un’ombra sinistra non tanto sull’Università di Milano, ma sull’intero ordinamento italiano. Possibile che in quasi cento anni dal 1933, e col passaggio dal Regno alla Repubblica, non si sia abrogata del tutto tale legge, e invece si debba ancora far ricorso ad essa? Aldilà di ogni altra considerazione, lo stesso concetto di “insubordinazione” parla di una militarizzazione dell’Università, divenuta strumento di regime. Ma siamo nel 1933! Lo è ancora nel 2021? Eppure c’è stata una Costituzione di mezzo. Il cui art. 21 ben noto sancisce la libertà di espressione come libertà fondamentale. L’art. 33 sancisce la libertà nell’insegnamento accademico.

In quale mondo viviamo? Questo occorre chiedersi. Il post diffuso da Bassani parlava della storia di Cenerentola. Negli USA – se non è una bufala, ovviamente – si condanna il bacio dato dal principe a Biancaneve in quanto senza il consenso della fanciulla. Ma visto che era stata messa in coma da una strega, forse l’azione del bel giovine non era proprio criminosa, anzi, come ha notato il celebre avvocato Steccanella del Foro di Milano, tutt’altro:

  • “La recente accusa al principe di avere abusato di Biancaneve per il bacio non consenziente, e che andrebbe estesa anche a quello dato in altra fiaba alla Bella addormentata nel bosco, mostra come gli odierni censori non conoscano né le fiabe né il diritto. Il bacio a Biancaneve è palesemente scriminato dalla causa di giustificazione di cui all’art. 54 del codice penale per chi agisce in stato di necessità di salvare qualcuno da un pericolo attuale e grave, e visto che la nostra eroina era stata avvelenata dalla strega quel bacio le ha ridato la vita resuscitandola dalla morte, per cui bene ha fatto il nostro eroe”.

Il problema però è ben altro: dovremmo parlare di queste cose? Si dovrebbero scomodare codici penali per discutere di questo? Fino a quale abisso è sceso il mondo? Se si ha ancora bisogno di leggi risalenti ad epoche totalitarie vuol dire che il totalitarismo non è finito. Bassani è stato “condannato” sulla base di una legge del 31 agosto 1933. Ecco, ad esempio, cosa stava succedendo in quei mesi nella vicina e presto alleata Germania: “10 maggio 1933: rogo dei libri scritti da ebrei ed oppositori del nazismo all’ università di Berlino; 14 luglio 1933: il partito nazional-socialista diviene l’unico consentito (il 14 luglio, guarda caso, data della presa della Bastiglia e dell’inizio della Rivoluzione francese); 3 ottobre 1933: la Germania si dimissiona dalla Società delle Nazioni e dalla Conferenza di Ginevra.”

Credo non ci sia sinceramente altro da dire.

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3 COMMENTS

  1. Ecco le stesse anime belle che anni addietro, stracciandosi le sacerdotali vesti, urlavano indignati: “Giù le mani dalla satira!”.”…così andava nel secolo ventesimo primo“, commenterebbe il buon don Lisander Manzoni rivoltandosi nella tomba.

  2. Grande Bernardini, il mondo sta cadendo o forse già caduto in un abisso e la spinta è opera del comunismo non sazio degli oltre cento milioni di morti dalla sua nefasta nascita.

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