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La mortalità 2020/21 è nella norma rispetto all’ultimo decennio. A parte per i 90enni

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di EUGENIO CAPOZZI

In questo grafico elaborato da Gianmaria Leotta è riportato l’andamento dei decessi in Italia dal 2011 al 2021 su base mensile. Come si vede, la curva è rigorosamente stagionale, e il picco di mortalità avviene immancabilmente nei mesi invernali.

Ma, soprattutto, l’epidemia di Covid ha prodotto soltanto un picco anomalo di mortalità nei primi mesi del 2020, mentre per il resto l’andamento dei decessi segue la media degli anni precedenti, e nell’inverno 2020/2021 il numero dei morti è inferiore a quello dell’inverno 2016/2017: in cui c’era solo una “normale” epidemia influenzale, nessuno gridava all’apocalisse, e la vita della società procedeva come se nulla fosse.

Basta questo grafico, bastano questi numeri a confutare chiunque sostenga che siamo di fronte ad una tragedia eccezionale. Se poi avessero fatto curare gli anziani ammalati invece di abbandonarli, e non avessero chiuso nonni, zii, genitori di età avanzata dentro famiglie e Rsa facendoli contagiare di più, probabilmente oggi avremmo numeri ancora più in linea con le NORMALI oscillazioni della mortalità in un paese sempre più invecchiato come il nostro.

Dopo il grafico di cui sopra – che dimostra come la mortalità generale in Italia tra 2020 e 2021 non sia più alta che nel precedente decennio, salvo un picco tra marzo e aprile 2020 – Gianmaria Leotta ce ne fornisce un altro ancora più illuminante.

È quello che rappresenta la mortalità specifica per età nel periodo 2011-2020. Cosa significa questo indicatore? Ce lo spiega l’autore stesso. Il tasso di mortalità specifico per età è “il numero dei decessi di persone di età x ogni 1.000 persone della stessa età vive durante l’anno ed è, in assoluto, il parametro più serio e usato nel mondo dai demografi per capire la gravità della mortalità, in ciascuna classe di età, di un certo specifico anno, ad esempio confrontandolo con altri anni. Perché contare il numero dei morti ha senso solo se li rapporti al numero dei vivi della stessa età”.

Cosa si ricava dall’analisi dei dati italiani 2011-2020 secondo questo criterio? Che soltanto nelle classi di età oltre i 90 anni nel 2020 si è avuta una mortalità significativamente maggiore che negli anni precedenti, se comparata col numero dei vivi. Dai 90 in giù i decessi sono sostanzialmente in linea con i dati precedenti. In altri termini, possiamo dire che anche nell’anno in cui sembra esserci un aumento dei morti attribuibile al Covid (ma non solo: le statistiche dicono che almeno un terzo è dovuto ad altre cause), in realtà questo aumento (che abbiamo visto essere concentrato tra marzo e aprile) è in gran parte un’illusione ottica dovuta ad una distorsione statistica. Infatti esso va raffrontato col fatto che, per l’invecchiamento progressivo della popolazione italiana, la percentuale di abitanti appartenenti alle fasce anagrafiche più colpite dai casi più gravi del virus nel 2020 è maggiore che negli anni precedenti.

Quindi in una certa misura un aumento dei decessi nelle fasce anziane (in particolare tra i 60 e gli 80) è dovuto anche alla maggiore incidenza dei vivi. Soltanto oltre i 90, appunto, l’aumento diventa statisticamente sensibile. Il che dimostra ancora una volta che

  • 1) La minaccia del virus è stata complessivamente molto sopravvalutata;
  • 2) Si tratta in larga parte di un problema sanitario gerontologico, che andrebbe affrontato mettendo a punto specifiche strategie di prevenzione e di terapia riservate alle fasce più anziane, sempre più percentualmente numerose, della popolazione.

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4 COMMENTS

  1. A ben vedere la curva uno si potrebbe anche chiedere : ” Ma servono davvero a qualcosa i vaccini antiinfluenzali somministrati annualmente? “

    • Certo che servono: a morire prima come successe al secondo marito di mia madre; a creare nuovi pazienti cronici come succede a molti; a “creare posti di lavoro” nelle aziende farmaceutiche; a curare gli affari personali degli azionisti di quest’ultime; a promettere nuove assunzioni nella Aziende Sanitarie Locali che portano tanto frutto elettorale; a… Prosegua Lei, Albert.

      • I vaccini non hanno mai debellato nulla. Una menzogna ripetuta all’infinto con tutta la potenza di fuoco di una informazione pubblica e privata corrotta è finita per essere creduta verità. Anzi, di più: una fede. Basterebbe osservare i grafici americani e inglesi disponibili a partire dal secolo scorso sull’andamento delle principali malattie infettive per constatare che queste erano già tutte in costante e forte discesa quando iniziarono le vaccinazioni di massa.
        Una delle più grandi truffe mai raccontata.

  2. “Basta questo grafico, bastano questi numeri…” Invece non bastano perché i cardinali continuano a rifiutarsi di guardare nel telescopio di Galileo. Anche di fronte al grafico, anche di fronte l’evidenza, la gente dirà che c’è un’emergenza in atto. I deficienti evidenti diranno “ma che sta’ a ddì’?” I deficienti che in apparenza non sembrano tali, sosterranno che i grafici sono falsi e che l’unica verità è quella degli pseudovirologi. Naturalmente, loro, il prefisso “pseudo-” lo omettono.

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