di FRANCO CAGLIANI
Con ancora poche schede da scrutinare, il maoista-marxista, candidato alla presidenza di Peru Libre, Pedro Castillo, si è dichiarato vincitore della contesa presidenziale. Con il 99,795% delle schede elaborate dall’ONPE e il 98,338% dei risultati ufficiali, avrebbe sconfitto Keiko Fujimori, la quale ha già parlato di denunce per brogli.
Secondo l’ultimo aggiornamento, il rappresentante del partito comunista ha ottenuto il 50,206%, mentre il leader di Fuerza Popular, la figlia di Fujimori , ha raggiunto il 49,794%. La differenza è di 0,412 punti e 71.764 voti a favore di Castillo.
Da notare che, secondo l’ONPE, ci sono 1.057.556 voti nulli.
Secondo il giornalista e scrittore Álvaro Vargas Llosa, che ha sostenuto la candidatura di Keiko Fujimori, parlare di truffa è giustificato: “Non ho sentito Keiko Fujimori o i suoi candidati alla vicepresidenza accusare gli organi elettorali di brogli elettorali”, ha scritto. Il figlio del premio Nobel Mario Vargas Llosa ha spiegato che l’accusa è andata ai sostenitori di Peru Libre: “Le accuse (assai giustificate) sono state tutte contro i metodi mafiosi che il partito di Castillo sta usando per eludere la volontà popolare”.
I metodi mafiosi sono una costante delle sinistre sin dai tempi della guerra del Peloponneso. Con i brogli elettorali vinsero in Boemia nel 1948, ora in Perù non c’è da meravigliarsi visto l’esiguo scarto tra i due schieramenti. In Italia, nel 1983, ogni seggio elettorale aveva almeno un voto in più per il partito comunista a causa dei rappresentanti di lista opposti che in quanto esausti alla fine non si opponevano più. Ciò che amareggia è che anche ci sia una quasi analfabeta metà di coloro che vanno a votare che ancora crede nell’idiozia marxista.