di MATTEO CORSINI
Se uno vuole avere un’idea di cosa significhi essere su posizioni non solo minoritarie, ma ritenute inaccettabili dai sacerdoti del sanitariamente corretto, può considerare come Roberto Burioni (molto attivo su Twitter) ha apostrofato Gianni Rivera:
- “Campioni nello sport, ma babbei nella vita. Che amarezza, pensando a quanto gli sportivi potrebbero fare per il bene comune.”
Cosa ha fatto Rivera per farsi dare del babbeo da Burioni? Semplicemente ha risposto a una domanda. Precisamente, ospite di Porta a Porta, alla domanda di Bruno Vespa se si fosse vaccinato, Rivera ha risposto:
- “No, non ci penso proprio.”
Evidentemente non era la risposta attesa, per cui Vespa ha chiesto il motivo. Rivera ha risposto anche a quella domanda:
- “Perché ho delle notizie negative, qualcosa già si sente. Qualcosa si sa o si viene a sapere. E alcuni virologi dicono proprio di evitare. Io ho fatto il tampone stamattina ed è risultato negativo, io sono tranquillissimo.”
A mio parere, il problema nella reazione di Burioni non consiste tanto nell’aver definito “babbeo” Rivera, quanto nelle motivazioni dietro tale giudizio sprezzante.
Evidentemente il fatto che Rivera ritenga di non vaccinarsi è considerato contrario al “bene comune”. Ma tutto questo presuppone che il bene comune corrisponda a vaccinarsi, e anche a ritenere che le persone decidano se vaccinarsi o meno dopo aver sentito il punto di vista di un ex calciatore che appare raramente in televisione, mentre Burioni e colleghi ci sono ormai tutti i giorni e a tutte le ore (peraltro perché invitati).
In altri termini, significa ritenere se stessi non particolarmente capaci di essere convincenti o comunque meno convincenti di un ex campione. Corollario: tutti coloro che seguono i programmi televisivi sono dei dementi. Si noti, tra l’altro, che Rivera si è limitato a rispondere a domande postegli dal conduttore e nulla lascia intendere che avesse la pretesa di indicare ad altri cosa fare.
Ma essendo le risposte non conformi ai canoni del sanitariamente corretto, è diventato istantaneamente “babbeo nella vita”. A quando la richiesta di introdurre il green pass anche per aprire bocca?
Questa libertà di parola a senso unico mi ricorda tanto il disarmo a senso unico dei libbbberali progressisti. E chi si allarmava per l’atomica cinese fa spallucce ai laboratori cinesi.
In ogni caso, Rivera rimane più fortunato di certi pseudointerlocutori. Ci sono personaggi, infatti, che sono babbei sia nella vita che nella professione. E che quindi lo”sconfiggono” per due a uno.
In altri tempi ed in altri luoghi, con altri interlocutori, il burioni sarebbe già incorporato in una qualche trave od in qualche pilastro di opere pubbliche.
Ad imperituro oblio.
Gli “eroi” degli Anni 70, tipo il suo amico Katanga, lo avrebbero lasciato in una pozza di sangue in un angolo della MIlano da bere
Per i fascisti, specie quelli di sinistra, è sempre babbeo chi non la pensa come loro. Ed è babbeo se vuole conservarsi la salute. Mengele avrebbe definito Rivera babbeo perché era contro il bene della razza comune. Per loro chi si oppone a voler essere drogato per ragioni di stato è babbeo, come lo è chi ha della salute umana una visione non obbligatoriamente legata all’assunzione di farmaci o trattamenti similari. Non sanno che i babbei seguono loro e che hanno seguito il terrorismo mediatico con cifre (le loro stesse cifre!) uguali a quelle degli anni scorsi per le influenze stagionali. Certo, Matteotti era un babbeo. Chi ci ha trascinato all’alleanza con Hitler invece era un benefattore.