di EUGENIO CAPOZZI
Chi ancora si illude che l’«emergenza pandemica» si avvii a lasciare progressivamente il posto alla normalità della vita civile, sociale ed economica farebbe bene a ricredersi dal più presto. E non perché esista oggi una vera emergenza sanitaria – quella è durata solo poche settimane, ed è stata in gran parte provocata dallo stesso panico suscitato dal nuovo virus – ma perché governo e istituzioni, in Italia come in gran parte dell’Occidente, hanno strutturato un regime emergenziale dalla durata potenzialmente indefinita, senza apparente via d’uscita.
Invece di concentrarsi sulla cura dei “fragili” hanno sentenziato che un virus para-influenzale – per sua natura perpetuamente mutante – deve essere annientato con due soli strumenti: i lockdown (con annesso “distanziamento sociale”) che distruggono economia e società liberaldemocratiche, e vaccini sperimentali imposti indiscriminatamente al più alto numero di persone possibile, inevitabilmente rischiosi e insufficienti per la tipologia stessa del virus.
Una strategia fallimentare e dalle conseguenze rovinose, ma che paradossalmente trae forza dal suo stesso fallimento, come una profezia che si auto-avvera. Invece di ammettere di aver preso una strada sbagliata, i governanti insistono: “Il virus non scompare? Allora ci vogliono ancora segregazione e più vaccini, vaccini per tutti”.
Le “varianti”, cioè i nuovi raffreddori e mal di gola stagionali, si diffonderanno come avveniva da sempre anche prima della pandemia, con le stesse percentuali di complicazioni, ma saranno terroristicamente, immancabilmente classificate come “nuove ondate” più contagiose e pericolose, alimentando all’infinito la logica della guerra, della trincea, della mobilitazione, con masse di cittadini psicotizzati e ipnotizzati disponibili ancora a prestarsi al folle gioco.
In Italia, nonostante l’illusione estiva, sono ancora pienamente in vigore tutte le norme (incostituzionali) dell’emergenza (che di sicuro verrà prorogata ancora fino a fine anno, anche se il tema è stato rimosso dal dibattito politico): basterà un modesto aumento dei casi di raffreddore estivo marchiato “variante”, che si verificherà inevitabilmente tra poco, proseguendo poi in autunno con nuovi bacilli influenzali, per far scattare in automatico zone gialle, arancioni, rosse, coprifuoco, limitazioni della libertà di movimento per tutti.
Ci hanno raccontato che grazie ai vaccini ne stavamo uscendo, ne siamo usciti, ma questo ovviamente è falso, come già oggi ben si vede: ogni nuova variante riduce sempre più l’efficacia dei sieri, e anzi più le popolazioni sono vaccinate (Uk, Israele) più ne nascono e se ne diffondono di nuove.
Quindi, vaccinati o meno, se l’idea è quella di cancellare il (i) virus come condizione per tornare alla normalità si resterà prigionieri potenzialmente per sempre.
La storia dei prossimi mesi è tristemente già scritta, a meno che non ci sia una svolta a 180 gradi nel modi di affrontare il problema, e non si torni a confinarlo, come dovrebbe essere già da tempo, nell’ambito delle politiche sanitarie.
Quando, fra pochissimo, ritorneremo nel campo di concentramento tutti quelli che oggi ancora si illudono, tutti quelli che non capiscono che l’esigenza primaria è quella di ABOLIRE LO STATO DI EMERGENZA e i poteri speciali a esso connessi senza se e senza ma, per favore almeno non si lamentino e non cerchino scuse.
Imprenditori che falliranno, lavoratori che perderanno il lavoro, giovani privati dell’istruzione, anziani privati di un’assistenza sanitaria degna di questo nome e delle cure per le loro patologie, cittadini umiliati nei loro diritti più elementari potranno incolpare solo se stessi, la loro ignavia, la loro creduloneria, il loro disprezzo per il valore primario della libertà.
“Non si lamentino e non cerchino scuse”. Inutile esortazione: si lamenteranno e cercheranno pretesti, non scusanti perché oggettivamente non ci saranno. Altri non si lamenteranno nemmeno, diranno che “siamo in emergenza.” Il disprezzo per la libertà è per loro un elemento di vanto, non un valore primario; anzi, non lo considerano proprio un valore nemmeno in chiave eventualmente secondaria. L’unica via d’uscita è nelle mani di qualche ricco che è rimasto fuori dalla spartizione del bottino e che abbia voglia o quanto meno necessità di rivalsa. Soprattutto che si renda conto che detta rivalsa è possibile solo finanziando fonti di informazione alternativa. Allora vedremo i nemici della libertà salire sul carro dei sostenitori dei diritti umani che non possono essere sacrificati in nome della presunta salute fisica.