di FRANCO CAGLIANI
Un tribunale di Hong Kong ha riconosciuto colpevole un uomo di terrorismo e di incitamento alla secessione, giudicando il primo caso in base alla legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino all’ex colonia britannica a giugno 2020.
Il segretario alla Giustizia, Teresa Cheng, ha rifiutato di concedere a Tong una giuria per il processo e invece la corte era composta da tre giudici nominati dal capo dell’esecutivo Carrie Lam
Tong Ying-kit, ex cameriere di 24anni, è stato riconosciuto colpevole di entrambi i capi d’accusa, secondo cui una bandiera che stava sventolando con uno slogan di protesta popolare era “capace di incitare altri a commettere la secessione” ed era quindi da considerare come una condotta illegale. Era il 1º luglio 2020, Tong aveva sfondato un cordone di polizia con la bandiera: “Hong Kong Libera, la nostra rivoluzione” (Video). La pena massima potrebbe essere l’ergastolo.
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La sentenza costituirà probabilmente un precedente per i casi futuri che hanno a che vedere con la Legge sulla Sicurezza Nazionale.
Il direttore regionale Asia-Pacifico di Amnesty International, Yamini Mishra, ha definito la sentenza un “momento inquietante” per i diritti umani a Hong Kong: “Condannare Tong Ying-kit di “secessione” per aver esposto una bandiera con uno slogan politico ampiamente utilizzato è una violazione del diritto internazionale, secondo il quale l’espressione non deve essere criminalizzata a meno che non rappresenti una minaccia concreta. Questo sembra l’inizio della fine per la libertà di espressione a Hong Kong”.