di LEONARDO FACCO
Scrive il professor Marco Capria Mamone: “La discriminazione di cui sono fatti oggetto coloro che non vogliono dotarsi del Green Pass è paragonabile a quella che nel 1938 fu fatta in Italia con le leggi razziali contro i “non ariani”. Il punto che più ci riguarda era però stato toccato da Mussolini già nel 1927: «Qualcuno, in altri tempi, ha affermato che lo Stato non doveva preoccuparsi della salute fisica del popolo. […] Questa è una teoria suicida. È evidente che, in uno Stato bene ordinato, la cura della salute fisica del popolo deve essere al primo posto»”.
Non è un caso che la nipote del Duce, Alessandra Mussolini, parlamentare fascista della Repubblica italiana, abbia espresso il suo più convinto appoggio al lasciapassare, definendolo addirittura “un atto di civiltà”.
Ancora Capria Mamone: “Nella propaganda razziale nazista era comune l’accusa mossa agli “ebrei” di diffondere la febbre tifoide. Segregarli era quindi presentato innanzitutto come una misura di sanità pubblica. Molti medici tedeschi accettarono le leggi di Norimberga del 1935 (il presupposto ideologico delle leggi razziali italiane del 1938) appunto perché si fidarono delle autorità governative, che insistevano su quanto certi gruppi etnici fossero pericolosi per la salute del popolo tedesco. Ignorare il ruolo della comunità biomedica nella creazione del clima culturale e politico che permise violazioni dei diritti umani come quelle delle leggi razziali significa travisare la storia”.
Nel mese di agosto del 1931 il governo in carica in Italia chiese ai docenti universitari di giurare fedeltà al fascismo. A rifiutarsi fu un centesimo del corpo docente di ruolo – 12 su circa 1250. La stessa cosa valse per i medici, nel 1938, che approvarono il “Manifesto della razza“.
Per approndire l’abominio al quale ci troviamo di fronte, per comprendere perché chi non conosce la storia sarà costretto a riviverla, consiglio la lettura del saggio del professore, docente presso l’Università di Perugia.