di MARK TWAIN
Nel cuore di ogni uomo si cela almeno un’opinione impopolare sulla politica o sulla religione, e in molti casi se ne trova ben più di una. Più l’uomo è intelligente, maggiore è la quantità delle opinioni di questo tipo che ha e che tiene per sé.
Non c’è individuo – compreso il lettore e me stesso – che non nutra convinzioni impopolari, che coltiva e accarezza, ma che il buon senso gli vieta di esprimere.
A volte sopprimiamo un’opinione per ragioni che ci fanno onore, non onta, ma più spesso lo facciamo perché non possiamo sostenere l’amaro costo di dichiararla. Nessuno vuol essere odiato e a nessuno piace essere evitato. Il risultato naturale di questa condizione è che, consciamente o inconsciamente, prestiamo più attenzione ad accordare le nostre opinioni con quelle del nostro vicino e a mantenere la sua approvazione, piuttosto che a esaminarle con scrupolo per vedere se siano giuste e fondate.
Questa abitudine conduce necessariamente a un altro risultato: l’opinione pubblica che nasce e si alimenta in questo modo non è affatto un’opinione, è semplicemente un’abitudine; non suscita riflessioni, è priva di princìpi e non merita rispetto.