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Pfizer, il “vaccino” che rende le varianti più aggresive e pericolose

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di GUGLIELMO MENGORA

I giapponesi sono gli unici che stanno davvero cercando di guardare cosa ci sia dentro le fiale che vengono somministrate. Sono quelli che hanno trovato i residui, sono quelli che hanno scoperto che la proteina spike non rimane nel luogo di inoculazione ma si muove per tutto il corpo accumulandosi in alcuni organi, ad esempio nelle ovaie tra le donne. E sono quelli che ci dicono cose che sapevamo già ma che diventano sempre più realistiche.

L’Università di Osaka ha pubblicato uno studio dal titolo “La variante Delta è vicina ad acquisire una resistenza completa ad i vaccini basati sulla [proteina] spike wild-type [virus originale]” a che ci spiega due cose:

  • 1- La variante Delta è ormai vicinissima ad acquisire la completa evasione dalla protezione da vaccino. Questo è il motivo per il quale le aziende non si stanno affannando a realizzare un vaccino specifico e stanno cercando farmaci alternativi;
    2- Più importante, quando 4 varianti sono state esposte al vaccino di Pfizer quest’ultimo le ha rese più contagiose ed aggressive, portandole ad essere più resistenti.

“La variante Delta con 4 mutazioni aggiuntive in RBD non è stata neutralizzata dal siero immunizzato con BNT162b2 [Pfizer] a causa di alcune mutazioni in NTD. Più importante, l’infettività della [variante] Delta4+ è stata AUMENTATA da alcuni dei sieri immunizzati con BNT162b2. Inoltre, delle 4 mutazioni aggiuntive, una variante Delta con 3 di esse è già stata registrata nel database GISAID; è probabile che una variante Delta con 5 mutazioni totali in RBD acquisirà velocemente altre mutazioni”.

E altre due teorie della cospirazione alla fine erano semplicemente fatti. Niente vi solleverà dal curare le dannate persone come avreste già dovuto fare da tempo. Killer è chi ha fatto di tutto per non curare le persone, per non adeguare i sistemi sanitari e per inventare soluzioni inutili che consentissero però di non investire i soldi necessari a potenziare la Sanità Pubblica.

QUI LO STUDIO

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