di MATTEO CORSINI
Larry Fink, amministratore delegati di BlackRock, società di gestione con oltre 10mia miliardi di dollari in gestione, è solito scrivere ogni inizio anno una lettera agli amministratori delegati delle società in cui i suoi fondi investono.
Da alcuni anni Fink è un paladino dello “stakeholder capitalism” e dell’adozione di impregni ESG da parte delle imprese. Adesso pare però essersi reso conto che il gretathunbergismo non è un buon modo per avere una transizione indolore alle energie pulite.
Quindi ha scritto che BlackRock “non persegue il disinvestimento dalle società petrolifere e del gas come strategia.” A suo parere, inoltre, lo stakeholders capitalism “non ha niente a che fare con la politica, non rientra in nessuna agenda sociale o ideologica.”
Su questo qualche dubbio è legittimo, a mio parere. In realtà lo stakeholders capitalism è un mantra del politicamente corretto da diverso tempo. Ma il politicamente corretto non corrisponde a ciò che è economicamente corretto. Spesso è l’esatto contrario. Che Fink se ne sia reso conto? O è solo una manifestazione di ipocrisia?