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Segregare per legge: nel nome della salute pubblica

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di ELETTRA ELEONORA

La storia non si ripete, o almeno non nel senso inteso dalla vichiana memoria, ciò che si ripete è l’attitudine tutta umana del controllo. La nostra specie oscilla tra rigurgiti di totalitarismo che nel secolo scorso sono sfociati in brutali dittature e reazioni libertarie volte a scrollarsi di dosso i lacci di governi interessati solo a perpetuare se stessi e controllare le masse.

Oggi il grido di allarme che proviene dalle élite finanziarie e tecnocratiche con la grancassa dei media asserviti verte sul “pericolo” della sovrappopolazione, della scarsità delle risorse primarie, sul pericolo climatico confuso con il danno dell’inquinamento ambientale. È bizzarro come ora questo grido di allarme su scala globale echeggi e ricordi un grido su scala minore che, per motivi opposti, si udiva nella vecchia Europa agli inizi del secolo scorso.

Con questa mia considerazione cercherò di focalizzare i punti in comune tra ciò che oggi a livello globale sta accadendo con quelli che la società occidentale ha subito a partire dal 20ennio del XX secolo.

Erroneamente il manifesto della purezza razziale viene attribuito esclusivamente al nazionalsocialismo e ai successivi fascismi. Eppure agli inizi degli anni 20 tra le élite intellettuali e nei circoli scientifici in tutta Europa e negli USA si respirava diffuso sentimento eugenetico. Il darwinismo assieme alla riscoperta dell’ereditarietà e trasmissibilità dei caratteri parentali crearono la cosiddetta “igiene razziale”.

La Germania nazista portò alle estreme conseguenze ciò che comunque veniva accettato e incoraggiato con campagne promozionali il cui contenuto rispecchiava opuscoli sanitari, esposizioni e film prodotti negli anni ’20 in altri paesi in cui si erano diffuse idee sul “miglioramento della razza”, dalla Gran Bretagna, dagli Stati Uniti, dalla Svezia e dalla Danimarca all’Unione Sovietica, Brasile e Giappone.

Nel 1933 fu introdotta la legge sulla sterilizzazione obbligatoria sotto l’egida e la pressione di scienziati come Ernst Rüdin, direttore dell’istituto psichiatrico di Monaco, Eugen Fischer, il direttore medico dell’istituto eugenetico di Berlino, e Otmar von Verschuer, un genetista noto per le sue ricerche sui gemelli e mentore del dottor Josef Mengele (che in seguito divenne famoso per la ricerca sui gemelli condotta a Auschwitz–Birkenau), scienziati che hanno servito come giudici medici nei nuovi tribunali sanitari ereditari.

Analizziamo ora alcune similitudini tra il tipo di approccio legislativo del tempo, seppur limitato alla Germania nazista, in parte all’Italia fascista, e ciò che sta accadendo ora.

  • – Le discriminazioni razziali del nazismo e del fascismo stesso non sorgevano puramente da appartenenza ad una particolare etnia, ma avevano forti basi ideologiche sostenute da giustificazioni di tipo sanitario. Si doveva ambire ad una razza pura. Oggi similmente vaccino e transumanesimo vanno a braccetto. Si sta ipotizzando una vaccinazione globale per immunizzare o proteggere una popolazione più ampia possibile. Un razzismo sanitario. Gli ebrei vennero perseguitati solo successivamente, ma si iniziò proprio nel ’33 con la sterilizzazione della razza, per rendere il popolo tedesco, decimato dalla prima guerra mondiale (circa 2 milioni di morti) eliminando chi poteva essere un contaminante alla crescita demografica di una popolazione “pura”, “forte” e prolifica. Insomma il Volksgesundheit, la salute pubblica, doveva trionfare sull’individuo per il bene della causa.
  • Oggi il meccanismo che ha prodotto lock down, passaporti vaccinali, obblighi di varia natura, sembra scaturito da una stessa matrice. Le leggi eugenetiche e razziali avevano lo scopo di controllare e irreggimentare una popolazione scontenta. Il controllo non è fattibile senza una classificazione e una separazione o identificazione.
    Il meticciato era proibito per legge perché avrebbe “corrotto” una popolazione privandola della sua peculiarità. Ecco creati i presupposti razziali, ma anche ideologici.
    Zingari, Testimoni di Geova, Comunisti, oppositori politici, omosessuali, o persone con vere o presunte tare fisiche o mentali vennero isolate e identificate non godendo degli stessi diritti primari. Non potevano accedere all’Ahnenpass, una sorta di albero genealogico in cui si valutava la discendenza di un individuo e l’appartenenza alla razza ariana. Questo forniva privilegi negati ad altri cittadini. Questo tipo di approccio segregazionistico fornì poi il pretesto per violenze contro chi non era più alla fine umano o addirittura Úntermensch, sub umano, con le conseguenze che ben conosciamo.
  • Oggi il distanziamento sociale, la differenziazione tra vaccinato e non vaccinato, tra vaccinato completo e parziale è assolutamente solidificata e resa oggettiva dai passaporti vaccinali siano essi semplici o rafforzati. Anche in questo caso vengono negate certe prerogative a chi non possiede questo tipo di documento di studio, lavoro, libero spostamento, cura della salute. Ciò che sembra essere negato o volutamente non percepito è che scelte politiche del genere scaturirono prima in una segregazione sociale di una minoranza e poi giustificarono la violenza verso la stessa, con la collaborazione attiva o passiva della stragrande maggioranza della popolazione. Ricordiamo il saggio di D, Goldhaghen “I volenterosi carnefici di Hitler” che ricordava come la parabola del nazismo non poteva esplicarsi senza il solido appoggio della popolazione tedesca. “Tu non sei nulla, la Nazione è tutto”, frase attribuita a Adolf Hitler sembra che rieccheggi oggi in piena era pseudopandemica.
  • Il non Ariano era visto come un peso per la società. Addirittura veniva fatta una propaganda a tutti livelli ove veniva quantificato in reichsmark il costo sociale di un untermensch, sia esso ebreo, storpio, zingaro o comunista (figura a lato). Oggi si continua a stigmatizzare che il non vaccinato, quindi sprovvisto di green pass pesi economicamente sulla società mettendola in pericolo sanitariamente che economicamente.
  • Similmente oggi sta accadendo forse qualcosa di peggiore. Oltre ad un razzismo beceramente esplicitato con la generica etichetta “No Vax”, questa segregazione ed ostracismo, uno shunning in piena regola, viene alimentato, come negli anni ’20, ’30 e ’40 da una propaganda a senso unico asfissiante, Tutto questo travalica il semplice odio di razza (ricordiamo nato su basi sanitarie) ma assume connotati ideologici che sfiorano il fideismo. Non solo chi non si vaccina o non possiede il green pass è etichettato “No Vax”, quasi una stimmate etnica indelebile, ma contiene anche una censura sul pensiero, sulle credenze dell’individuo. Durante il III Reich un ebreo non poteva smettere di esserlo, al contrario oggi chi è “No Vax” potrebbe vaccinarsi, ma viene posto ai margini della società per una sua decisione, per un suo pensiero.

A questo proposito tutta la struttura sociale attorno a chi rifiuta la tessera verde cospira per enuclearlo o convincerlo con ricatto. Social media, comunicazione mainstream, istituzioni creano un obbligo diretto o surrettizio di sapore ricattatorio per omologare e porre l’individuo sotto controllo totalitaristico.

Hitler andò al potere senza opposizione nella primavera del 1933. Oggi credo che ci sia margine per una soluzione politica con l’aggregazione di cittadini che hanno vista tradita la loro fiducia mentre venivano assicurati che “bastavano” due dosi. Occorre aggregare lo scontento con una formazione politica unica nonostante le recenti delusioni di gruppi politici che hanno tradito il mandato.

Non siamo ancora nel 1933, seppure oggi vi siano molti moderni “ebrei” per scelta e per non rinunciare alle loro libertà fondamentali. Occorre occuparsi di politica oppure la politica si occuperà di noi.

Bibliografia:
1. Weindling P. Salute, razza e politica tedesca tra unificazione nazionale e nazismo, 1870-1945. Cambridge, Inghilterra:
Cambridge University Press, 1989: 1-10.
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5. Burleigh M. Morte e liberazione: eutanasia in Germania
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6. Friedlander H. Le origini del genocidio nazista: dall’eutanasia alla soluzione finale. Chapel Hill: University of North Carolina
Press, 1995.
fig:1 “Stai condividendo il carico! Una persona malata ereditaria costa in media 50.000 Reichsmark fino all’età di sessant’anni”. L’immagine illustra la propaganda nazista sulla necessità di prevenire la nascita di “non idonei”. Fonte: Museo memoriale dell’Olocausto.

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