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Insegnanti che non insegnano? Come nelle peggiori distopie

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di MATTEO CORSINI

L’ennesimo decreto legge che modifica obblighi e divieti in materia di Covid consente ai docenti non vaccinati di rientrare a scuola.  Non si pensi, però, che sia una svolta “free vax” da parte del governo. Gli insegnanti non vaccinati, infatti, dovranno essere adibiti a mansioni che non siano l’insegnamento e che non prevedano contatto con gli alunni.

Questo il commento del presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, Antonello Giannelli:

  • “È molto difficile, a scuola, stabilire quali siano le mansioni non a contatto con i ragazzi. Gli stessi impiegati di segreteria e i bidelli entrano a contatto con gli alunni. C’è una volontà di normalizzare la situazione di chi non si è vaccinato; gli si paga lo stipendio per non lavorare, dando mansioni sostanzialmente inesistenti.”

Non frequento il mondo della scuola dai tempi (quasi remoti, ahimè) in cui ero io stesso alunno, ma faccio fatica a immaginare, in effetti, mansioni diverse dall’insegnamento per un insegnante, e ancor meno che non entri minimamente in contatto con gli alunni.

Sempre che non lavori da casa. Ma per fare cosa? Probabilmente niente, pur percependo lo stipendio. Su questo punto condivido le considerazioni di Giannelli.

Non condivido, invece, il seguito, ossia lo sfogo per cui “il messaggio che passa è che chi non vuole rispettare le regole alla fine l’ha vinta. Sono riusciti a fare proprio un bel capolavoro.” Se si ritiene che la libertà consista (anche) nell’autodeterminazione delle persone, non credo si possa condividere l’imposizione di trattamenti sanitari. I quali dovrebbero essere frutto di una libera scelta di ognuno. Di qui la mia posizione “free vax”.

Nel caso specifico, poi, l’obbligo (per alcune categorie vero e proprio, per altri surrettizio mediante l’obbligo di esibire il super green pass) di vaccinazione è stato inizialmente giustificato con la necessità di non trasmettere il virus, specialmente ai soggetti fragili. L’esperienza e l’evoluzione delle varianti hanno poi dimostrato che il virus viene trasmesso anche da chi ha fatto tre dosi di vaccino. Il che peraltro non è bastato a indurre il governo a riconsiderare gli obblighi.

Il tutto in un contesto in cui i provvedimenti erano assunti in nome della scienza, ma chi, pur in ambito scientifico, non aderiva al mainstream, era immediatamente ostracizzato e messo sullo stesso piano di terrapiattisti e generi vari.

Come nelle peggiori distopie. Ma era ed è tutto vero.

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1 COMMENT

  1. Germania 1939, ad Amrum. Il comune è piccolo e difficile da raggiungere, anche per la Gestapo. Il pastore luterano Alexander Koll, nasconde nella sua canonica gli ebrei che hanno ricevuto l’ordine di deportazione. Anche il locale parroco della piccola comunità cattolica, Matthaus Kursinchen, si adopera per la copertura; in cantina perché la canonica è piccola. La cancelleria del Reich impone di non perdere tempo e materiale umano da inviare lì perché il primo settembre si avvicina e bisogna invadere la Polonia con il suo alleato russo che poi verrà additato come nemico (anche oggi è successo così dopo il ritiro delle missioni afghane). Lo zelante borgomastro di Amrum, Antonchen Jannechen, interviene verbalmente a modo suo. Vedendo disattese le politiche antiebraiche insieme all’inazione delle forze di sicurezza, emana un comunicato che si conclude con queste testuali parole: “Il messaggio che passa tra luterani e giudei è che chi non vuole rispettare le regole alla fine l’ha vinta. A Berlino sono riusciti a compiere proprio un bel capolavoro.”

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