di LUIGI CORTINOVIS
Stanchi di sopportare restrizioni cervellotiche, obblighi vaccinali ed esclusione dallo sport dei loro figli, un gruppo di genitori ha deciso di organizzarsi in proprio e dar vita ad una associazione che permettesse ai ragazzi di tornare a fare sport liberamente, giocando a basket.
“L’iniziativa è nata per permettere ai giovani, tra gli 11 e i 17 anni, di praticare lo sport come si è sempre fatto – spiega Anna Ballerini, una delle madri che aiutano ad organizzare gli eventi -. Questa «pandemia» e le sue continue emergenze ha indotto un gruppo di genitori ad organizzarsi spontaneamente, dando vita prima ad una normale partita di pallacanestro in un campetto di periferia, ora organizzando un torneo con 8 squadre, che arriveranno da Emilia Romagna, Toscana, Marche e Toscana”.
Come scritto in un loro recente comunicato stampa, il “Rimini Basket Libero” si è formato in risposta a quella che sembrava una strada senza uscita: oggi conta di sedici ragazzini provenienti da associazioni dislocate tra il riminese e il Rubicone che si allenano una volta a settimana con l’obiettivo di portare a due gli allenamenti.
Oltre agli allenamenti, però, lo sport è anche agonismo: “Esatto – continua la signora Ballerini -, proprio per questo abbiamo prima organizzato un paio di partite a Forlì, sabato 12 marzo scorso, contro una squadra locale e, successivamente, a Rimini contro una compagine del Cremonese. Ora, diamo vita ad un torneo di una giornata, nel quale i ragazzi potranno non solo competere, ma divertirsi e condividere momenti ludici insieme, oltre ovviamente pranzare a base di piadine romagnole. Quella del 10 aprile prossimo sarà una giornata piena, che terminerà con la premiazione e l’assegnazione delle coppe a vincitori e partecipanti”.
L’associazione “Rimini Basket Libero”, che ha un suo allenatore, sta aggregando sempre più giovani, anche perchè l’idea non è quella di dar corpo ad un’esperienza temporanea, ma di continuare la propria attività pensando ad un futuro nel quale la “nuova normalità” la farà da padrone, impedendo a molti atleti di potersi dedicare al loro sport preferito.
“Vederli entusiasti, felici e gioiosi – affermano i genitori – è la cosa più bella ed emozionante. Siamo in contatto con altri gruppi liberi del territorio, e non solo, per organizzare altri incontri amichevoli dove l’importante sia riconoscersi nei valori comuni dello sport. Il tutto in nome dell’aggregazione, della socializzazione, della promozione della salute fisica e del loro benessere psicologico”.