di ALFREDO MOROSETTI
Il principio di realtà e il concetto di potere che discende su tutta la storia della civiltà Cristiana è esemplificato perfettamente nell’episodio del Nuovo Testamento, quando il potere presenta al popolo Cristo e Barabba e gli dice di scegliere. La scena è illuminante, perché illustra tutti gli aspetti che convergono in maniera strutturale in ogni ordine organizzato simbolicamente, ossia in ogni società umana.
In primo luogo la raffigurazione del potere quale esso è: un signore estraneo e intelligente, ma assolutamente amorale il cui unico scopo è conservare o accrescere la propria situazione di fatto, cioè di dominio. Non a caso è rappresentato da un Romano, cioè da qualcosa di esterno al mondo e anzi odiato dal mondo ebraico, eppure accettato come male minore dalle aristocrazie locali, da buona parte del popolo, e rifiutato da un pugno di estremisti nazionalisti. E’ oggi la situazione della più parte delle nazioni occidentali.
Sono soggette a poteri extraterritoriali, di natura imperiale americana e concentrati in diversi apparati di dominio: organizzazioni benefiche dell’Onu, tipo l’Oms oppure la Fao; oppure culturali e capaci di darsi una veste religiosa, tipo il premio Nobel, che rende sacro qualunque cosa tocchi. Si tratta del dominio delle menti. Più di tutto le grandi multinazionali della finanza, delle tecnologie digitali e del controllo (che altro è Facebook che il più grande sistema di polizia mai realizzato per sapere tutto di tutti e con esso Amazon e il suo tracciamento di ogni intenzione di acquisto che hai fatto?), delle armi da guerra sofisticate e legate all’automazione dei dispositivi di distruzione.
In una parola si tratta del sistema della tecnologia associato alla moneta e reso invincibile dalla forza militare. Lo scopo di questo imperialismo è esattamente identico a quello romano: mantenere lo status quo e possibilmente rendere più sicura la presa sul mondo, sia quello dominato direttamente che quello dominato indirettamente. Potrebbe essere che la prossima guerra atomica non sia decisa da nessuno, ma da una macchina che in automatico ha stabilito che è la cosa migliore da fare.
Il secondo attore sono le aristocrazie locali, in particolare quelle religiose. Sono loro a indicare al popolo il reprobo e a chiedere l’autorizzazione al procuratore romano di togliere di mezzo Cristo. La loro posizione è lampante. Vivono di luce riflessa e temono di perdere il poco che gli rimane se qualcuno di esterno al loro mondo ottiene qualche credito. Sembrano oggi le aristocrazie politico religiose degli staterelli europei, in prima battuta i patetici inglesi e i servizievoli italiani.
In terza battuta Barabba. Chi è costui? La tradizione lo presenta come un volgare brigante, ma non è così. E’ un terrorista nazionalista. L’uomo di cui il procuratore vorrebbe sbarazzarsi in primo fra tutti, di certo molto più Cristo, che ritiene essere innocuo per il dominio romano, anzi forse utile perché capace di creare divisioni fra gli Ebrei.
Chi è oggi Barabba? Tutti quelli che oggi si presentano come alternativa politica al sistema dominante. Perché danno fastidio? Perché come Barabba possono creare conflitti inutili, dispendio di soldi e di energie senza peraltro potere sul serio cambiare il sistema, perché il sistema non si fonda sulla politica, ma proprio sulla riduzione della politica ad un gioco delle parti. Sono dei Barabba tutti gli attori stonati che s’illudono e illudono di essere un’alternativa. La Le Pen in Francia, Salvini e quella di Roma in Italia, Fortuyn, quando era vivo, in Olanda, i verdi in Germania.
Barabba, 70 anni dopo, andò al potere e ciò significò la distruzione di Gerusalemme, qualche milione di morti, costi mostruosi per l’esercito romano e, in definitiva, niente di fatto. Tutto come prima. Cristo non andò al potere, ma corrose e svuotò di ogni significato l’impero. Lo ricondusse alla cosa ridicola che era.
In quarta battuta Cristo. Chi è e cosa rappresenta nella recita? Togliamo l’aspetto di Fede e l’ambito religioso della sua figura, semplicemente quello che per un osservatore esterno e neutrale poteva vedere. Egli era la voce della verità, quello che diceva come le cose stavano e come si doveva vivere se si voleva essere in buona fede con se stessi. Naturalmente era agli occhi di tutta la società ebraica qualcosa di abnorme e intollerabile. Un Galileo che diceva loro come stavano le cose e indicava loro come liberarsi dei propri peccati.
Infine il popolo che è il personaggio protagonista della vicenda. Il popolo come sempre opta per il buon senso, per quello che vede con i suoi occhi e dunque non ha dubbi. Fra un tipo strano che dice cose strane e un manifesto patriota chi salvare? Ci sono dubbi?
Dunque da sempre ci è stato insegnato che il popolo non vedrà mai nulla, se non quello che appare e che sarà sempre utilizzato per timbrare con il timbro della giustizia umana, quella che non esiste, quello che il potere ha già deciso.
Molto bello e acuto questo articolo !! complimenti all’autore