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Le entrate petrolifere russe salgono nonostante le sanzioni. E la Russia avanza in Ucraina

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di FRANCO CAGLIANI

Leggendo il New York Times, non Open di Mentana, scopriamo che qualcosa sta andando storto per coloro che hanno deciso le strategie di guerra contro la Russia.

La Russia, infatti, ha incassato quello che è, molto probabilmente, il record assoluto di 93 miliardi di euro di entrate dalle esportazioni di petrolio, gas e carbone nei primi 100 giorni dell’invasione del Paese in Ucraina, almeno secondo i dati analizzati dal Center for Research on Energy and Clean Air, una organizzazione con sede a Helsinki, in Finlandia. Circa due terzi di questi guadagni provenivano dal petrolio e il resto dal gas naturale.

“L’attuale tasso di entrate è senza precedenti, perché i prezzi sono senza precedenti e i volumi delle esportazioni sono vicini ai livelli più alti mai registrati”, ha affermato Lauri Myllyvirta, analista che ha guidato la ricerca del centro.

Ma c’è di più: secondo l’Agenzia internazionale per l’energia, nel 2021, le entrate del petrolio e del gas da sole rappresentavano il 45% del bilancio federale russo. Stando alle stime del centro di ricerca di cui sopra, le entrate derivanti dalle esportazioni di combustibili fossili dalla Russia superano le somme che il paese guidato da Putin sta spendendo per la guerra in Ucraina. Una scoperta che dovrebbe far riflettere le capre che governano l’Occidente guerrafondaio, dato che tutto gioca a favore della Russia mentre le sue forze si concentrano su importanti obiettivi regionali e le forze armate ucraine lamentano carenza di armi. Non a caso, ormai il 20% del territorio orientale ucraino è nelle mani dei russi.

Nel mentre, a rimetterci sono ovviamente i cittadini europei, che da mesi pagano bollette raddoppiate e che, il prossimo inverno, rischiano di non poter riscaldare le proprie case

Per approfondire, potete leggervi l’intero articolo postato sul quotidiano newyorkese (vedi qui)

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