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Giustizia e ingiustizia non sono semplicemente una questione di definizione

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di JÖRG GUIDO HÜLSMANN

Dove si arriverebbe, se chiunque – come nel caso del gran sacerdote – potesse estirpare il fegato ad altre persone contro la loro volontà? Oppure se chiunque potesse “tassare” il suo prossimo senza il suo consenso come fa il governo? Oppure se si riunisse una maggioranza della popolazione per “stabilire” che la rapina non è più rapina e che l’assassinio non è più assassinio e che possono essere praticamente considerati leciti.

Chiunque abbia un po’ di cervello si pone esattamente questa domanda e la risposta scontata è: si creerebbe in questo modo un mondo più caotico, brutale e orribile di quello attuale.

Riflettendo ancora un po’, si arriva inevitabilmente alla conclusione che la giustizia e l’ingiustizia non sono semplicemente una questione di definizione, ma che qui sono in gioco determinati dati di fatto indipendenti dal nostro arbitrio (di conseguenza “oggettivi” o “dati dalla natura”).

È vero che nel regno degli aztechi i sacrifici umani erano all’ordine del giorno e non fossero considerati alla stregua di delitti. Non si può tuttavia dedurre da ciò che il diritto sia una questione di convenzioni e dunque una vicenda puramente soggettiva.

Se gli uomini commettono in massa un delitto, quest’azione resta un delitto, indipendentemente da ciò che gli interessati pensano delle loro azioni.

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