di MARIETTO CERNEAZ
Il Fraser Institute ha recentemente pubblicato un nuovo aggiornamento del suo Indice di libertà economica. Questa volta con dati fino al 2020, ovvero sino a prima che iniziasse la “tragica farsa pandemica”.
L’Indice valuta 5 aspetti: dimensioni del governo, stato di diritto e diritti di proprietà, solidità della moneta, libertà di commercio internazionale e normative. Questo permette di classificare i Paesi in quattro categorie, dai più liberi ai più repressi. Secondo il rapporto, le persone che vivono nei Paesi classificati come più liberi vivono in media almeno 15 anni in più rispetto a quelle che vivono nei Paesi repressi. Inoltre, i Paesi del primo quartile (massima libertà) hanno anche tassi più bassi di mortalità infantile, analfabetismo e povertà.
Nell’ultimo rapporto, i Paesi dell’America Latina hanno – a livello regionale – i punteggi più bassi per quanto riguarda lo Stato di diritto e i diritti di proprietà, insieme all’Africa e al Sud-est asiatico. Quattro Paesi della regione: Argentina, Venezuela, Guyana e Suriname sono classificati come repressi. È il quarto anno consecutivo che il Venezuela si colloca in fondo alla classifica dei 162 Paesi valutati. Nel 1970, il Venezuela era in cima all’Indice.
Molti si chiederanno: e Cuba? Il Fraser Institute non ne tiene conto per la sua classifica, così come della Korea del Nord, del Sudan o dell’Afghanista, dittature autocratiche conclamate.