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Infantino: il problema non è il Qatar, ma la colpa è sempre dell’Occidente

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di EUGENIO CAPOZZI

Il discorso di Gianni Infantino alla conferenza stampa di apertura dei mondiali del Qatar è l’apoteosi, e nello stesso tempo il rovinoso harakiri, del politically correct applicato allo sport di cui la FIFA ha cercato, con risultati imbarazzanti, di ergersi a paladina.

Si arrampica sugli specchi per difendere l’idolatria delle “minoranze” (multiculturalismo, agenda Lgbt) dalle sue contraddizioni insanabili, tenendo insieme fondamentalisti islamici, migranti e gay. E soprattutto si sforza di difendere la sua organizzazione dalle critiche alla scelta di aver venduto i mondiali a un regime di tiranni miliardari fondamentalisti retto dal lavoro semi-schiavistico di un numero di immigrati dieci volte superiore alla popolazione locale, sostenendo che quel regime è stato un grande benefattore.

Come poteva cercare di rendere credibili tali patenti assurdità? Semplice. Ricorrendo all’arma retorica decisiva del politicalcorrettismo: l’odio dell’Occidente per se stesso.

Il regime del Qatar sfrutta, fa morire sui cantieri senza protezioni, segrega masse di lavoratori immigrati senza diritti, esclude le donne dalla vita civile, perseguita gli omosessuali? Beh, noi occidentali non possiamo criticarlo perché “dovremmo vergognarci di quello che abbiamo fatto negli ultimi 3000 anni”.

Insomma, come al solito è sempre colpa nostra. Il regime del Qatar ingaggia immigrati per mascherarli da tifosi delle varie squadre nazionali e coprire così l’assenza di pubblico negli stadi? Beh, chi critica questo comportamento è razzista, perché presume che tutti i tifosi inglesi e francesi dovrebbero essere bianchi…

Davvero, il monologo del superpresidente del pallone a caccia di consensi nelle classi dirigenti “terzomondiste” andrebbe studiato, come sintesi perfetta dell’ideologia oggi dominante tra le élites occidentali, e di come si accartoccia ridicolmente su se stessa.

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1 COMMENT

  1. Rovinoso harakiri? No, perché funziona perfettamente ai fini del consenso delle masse politicamente corrette. La battaglia delle parole i cialtroni la vincono sempre. Noi siamo qui a illuderci delle presunte rovine delle loro contraddizioni.

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