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A passo di lumaca, ma non per la sicurezza

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di MATTEO CORSINI

Una delle tendenze recenti è la riduzione da parte di diversi comuni del limite di velocità sulle strade urbane da 50 a 30 km/h. La motivazione ufficiale è sempre quella di ridurre gli incidenti e aumentare la sicurezza, anche se è evidente che le violazioni aumenteranno e, con esse, le multe. Che, guarda caso, sono una succulenta fonte di entrata per i comuni.
Non sorprende che Legambiente sia entusiasta delle iniziative.Ottimo che in tanti stiano avviando percorsi. Ora occorre trovare le risorse per pianificare interventi strutturali, non solo di segnaletica, e monitorare i risultati“, ha etto Stefano Ciafani, presidente di Legambiente.
Questa corsa (paradossalmente a tutta velocità) ad abbassare il limite a 30 km/h non ha però finora dato i risultati per i quali le giunte comunali adottano i provvedimenti.
La città più “virtuosa” a fine 2021 risulta essere Verbania, con 169,8 metri a 30 km/h ogni 100 abitanti. Eppure i morti e feriti da incidenti sono 0,107 ogni 100 abitanti, ben peggio delle pecore nere Siracusa (0,6 metri ogni 100 abitanti e 0,065 morti e feriti da incidenti ogni 100 abitanti) e Terni (0,8 metri ogni 100 abitanti e 0,048 morti e feriti da incidenti ogni 100 abitanti).
In definitiva, finora non solo non pare possibile stabilire un nesso causale tra riduzione del limite e diminuzione degli incidenti, ma neppure una correlazione. In compenso anche i ciclisti rischieranno ora di essere multati per superamento del limite di velocità. Non mi stupirei se prossimamente fosse introdotto l’obbligo di targare anche le biciclette.

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