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Da proprietari a noleggiatori (in)felici: i talebani dell’elettrico

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di MATTEO CORSINI

Da tempo sostengo che uno degli effetti dell’approccio talebano all’elettrificazione del parco auto che prevale nell’Unione europea sarà il ritorno dell’automobile tra i beni di lusso, essendo anche quelle meno costose inaccessibili per il mercato di massa.
Non occorre aspettare il 2035, quando, salvo ravvedimenti al momento non prevedibili, non potranno più essere vedute auto nuove con motore a combustione interna. Già nel 2022 l’andamento del mercato in Italia vede un incremento delle immatricolazioni da parte di società di autonoleggio del 9,5%, pari a circa un terzo delle immatricolazioni complessive.
Come dichiara Alberto Viano, presidente dell’Associazione nazionale dell’industria dell’autonoleggio, “si tratta di un trend molto evidente se si guarda ad esempio al dato delle auto plug in, modelli costosi che il consumatore sceglie di acquistare con la formula del noleggio, anche per i vantaggi fiscali che porta. Questa formula che di fatto rende più accessibile una categoria di auto a basse emissioni e accelera la transizione.”
A parte il fatto che, per definizione, se uno noleggia un bene non lo sta acquistando, dato che la proprietà resta in capo alla società di autonoleggio, i benefici fiscali spettano solo ad aziende e titolari di partita Iva. La vera differenza rispetto al passato è che l’acquisto diventa inaccessibile per molti, che ripiegano su un canone mensile.
Come negli auspici degli organizzatori del WEF, si va verso una società in cui non si avrà la proprietà di nulla e si sarà felici. Io mi permetto di dubitarne.

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