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Gramsci, padre della cultura woke e della “mafia ideologica” di sinistra

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di ANDREA SARTORI

Gramsci è una delle figure “intoccabili”. Quelle di cui sei obbligato a parlar bene perché è stato una vittima del fascismo, era un grande intellettuale e blah blah blah. Poi ultimamente lo han tirato fuori con la stantìa retorica dell’«odio gli indifferenti» contro l’astensionismo. La retorica di un fanatico, come ben si intuisce dietro quella faccia gelida da intellettuale giacobino.

Gramsci è una figura sinistra (non “di sinistra”. Proprio sinistra). È una vittima del fascismo ma, avesse avuto lui il potere, non sarebbe stato tanto meglio di Mussolini.

Da un lato, come ho spesso ripetuto, la sua “egemonia culturale” è stata una catastrofe per la cultura italiana peggio delle piaghe d’Egitto. Lui ha teorizzato una mafia ideologica come nemmeno Mussolini è riuscito a fare, una peste che ci ammorba ancora a trent’anni dalla caduta del comunismo e che infesta editoria, scuola e università.

Ma c’è dell’altro. La guerra che mosse ad una figura davvero nobile di socialista, ovvero Giacomo Matteotti, che Gramsci definiva con disprezzo “pellegrino del nulla” e che vedeva, nella sua ottusità ideologica, come nemico di classe in quanto figlio di proprietari terrieri. Ma fu il “pellegrino del nulla”, non Gramsci, ad alzarsi e a denunciare le violenze fasciste, fu il “pellegrino del nulla” a preparare un dossier sugli affari del re con la British Petroleum.

Di fatto Matteotti aveva ampiamente smascherato anche Gramsci rimarcando la differenza tra quello in cui lui credeva e quello in cui credeva Gramsci. “Restiamo ognuno quel che siamo: voi siete comunisti per la dittatura per il metodo della violenza delle minoranze: noi siamo socialisti per il metodo democratico delle libere maggioranze. Non c’è quindi nulla di comune tra noi e voi”

È il padre anche della cultura woke: Gramsci è ora studiatissimo nelle università Usa proprio per la teoria dell’egemonia applicata al politicamente corretto.

Sarebbe ora di picconare questa figura che ha fatto più male che bene. Oggi si arriva a tirare letame su Garibaldi che, nel bene e nel male, è stata una figura di maggior valore di Gramsci. Non vedo perché non liquidare anche questo piccolo e occhialuto fanatico, sin troppo elogiato anche da non comunisti.

Gramsci è un po’ come Zelensky, santificato solo in opposizione al suo nemico, ma mica tanto meglio del suo nemico.

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3 COMMENTS

      • E’ evidente che per qualcuno (che ovviamente non si espone troppo) portare a conoscenza del pubblico ciò che Matteotti pensava di Gramsci e che è stato sempre censurato, significa non aver studiato. L’informazione e la conoscenza come sinonimi del loro contrario, un’assurdità linguistica figlia dell’egemonia culturale. Naturalmente ci si guarda bene dal riferire cosa si dovrebbe studiare, dove sarebbero le eventuali inesattezze. Sempre così, più gradassi che gramsciani.

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