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Il debito italiano è un ottimo affare per tutti… tranne che per gli italiani.

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di PAOLO CARDENÀ

Che l’Italia riduca il debito non conviene a nessuno. Pagare 60, 70 o 80 miliardi di euro di interessi all’anno (con proiezioni in crescita) è un ottimo affare per chi ha soldi da investire, molti soldi. E quindi l’Italia, per loro, è un ottimo business. Chi sono loro? Sono le banche italiane che detengono poco meno di un quinto del flottante dei titoli di stato. Sono le banche d’oltre confine, i fondi pensione italiani e esteri, i fondi comuni.

Ai risparmiatori italiani, che detengono poco meno di 200 miliardi di euro, nella migliore delle ipotesi, vanno interessi marginali rispetto al totale della spesa sostenuta. Tutti urlano che occorrerebbe diminuire il debito pubblico al fine di abbattere la spesa per interessi. Ma il debito, più è ampio, più aumenta l’affare. Per prima cosa, più debito significa più interessi da incassare (e da pagare, per chi li paga). In secondo luogo, quanto più grande è il debito, tanto più ampia è la forma di ricatto che possono esercitare gli investitore che, minacciando di mandare deserte le aste di collocamento, possono veicolare le scelte di politica economica dei governi.

C’è poi da considerare il fattore rischio. A quanto pare inesistente (almeno apparentemente), per chi compra il debito italiano. Altrimenti non si spiegherebbero le ragioni per le quali l’Italia riesca a collocare debito pubblico con i tassi ai minimi storici, nonostante l’evidente distruzione economica intervenuta in questi anni di crisi che, in condizioni di normalità, avrebbe dovuto incidere significativamente anche sulla capacità di collocare debito da parte dell’Italia, oggi assai più vulnerabile rispetto a quanto lo fosse qualche anno fa.

Il motivo è semplicissimo da comprendere: l’Italia è ricca. E il risparmio degli italiani è la migliore garanzia posta a tutela delle regioni dei creditori. E’ sufficiente disporre di governi “compiacenti”, e il gioco é fatto. Che piaccia o meno, loro (i governi) grazie all’autorità conferitagli da quelle regole che loro stessi usano chiamare leggi, possono imporre tasse, confische, espropri di ogni genere e sorta e ripagare i creditori. In questo modo, il risparmiatore sarà stato derubato e il creditore soddisfatto.

Gli interessi corrisposti alle banche, ad esempio, in un certo qual modo, costituiscono anche una forma di sussidio statale all’intero settore, che trova conveniente investire in titoli di stato (apparentemente privi di rischio), anziché assumersi il rischio di dover finanziare imprese che operano in un contesto di crisi, che potrebbe portare ad aggravare le condizioni già precarie di un numero non del tutto indifferente di banche alle prese con elevatissimi volumi di sofferenze.

In questo senso, incassare cospicue cedole è una componente (quasi essenziale) dei ricavi delle banche, che consente di mitigare l’impatto delle perdite che emergono per via dell’esplosione delle sofferenze.

Il debito italiano è un ottimo affare per tutti, insomma. Tranne che per gli italiani.

*Tratto dal blog dell’autore, anno 2017.

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