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ESG: Enviromental Socialist Governance

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di MATTEO CORSINI

Nel progressivo aumento del dirigismo europeo nell’ambito della finanza cosiddetta sostenibile, con l’acronimo ESG (Enviromental, Social, Governance) che è diventato una sorta di trinità di questo fanatismo socialisteggiante, è in corso una consultazione avviata dalle autorità di vigilanza europea su impulso della Commissione europea per aumentare le informazioni che i fondi di investimento dovranno fornire.
Nell’ambito della “S” dovranno essere rese note informazioni quantitative circa l’ammontare di utili che le imprese (con ricavi per almeno 750 milioni a livello di bilancio consolidato nei due anni precedenti) i cui titoli sono oggetto di investimento del fondo realizzano in Paesi considerati non cooperativi ai fini fiscali dalla Commissione Ue. E, guarda caso, maggiori saranno gli utili prodotti nei cosiddetti paradisi fiscali, meno Social, quindi meno sostenibile, sarà considerato l’investimento.
E’ evidente la logica sottostante: le tasse finanziano i servizi pubblici, quindi chi porta la sede in Paesi a bassa fiscalità per minimizzare il pagamento delle tasse va contro lo stato sociale. In sostanza, il presupposto è che ogni euro di tasse sia speso per il “bene comune”, concetto a sua volta discutibile e il cui significato in ogni caso tende a coincidere con il punto di vista del legislatore.
Il tutto sorvolando sul fatto che, se non sono rilevate azioni in violazione del principio di non aggressione, gli utili realizzati dalle imprese derivano da scambi volontari, che, per definizione, sono ritenuti vantaggiosi (in termini relativi rispetto alle alternative) da chi li effettua. Ciò dovrebbe rendere le imprese stesse le sole legittime proprietarie degli utili, la cui destinazione dovrebbe essere decisa unicamente dai proprietari delle imprese.
Ciò che si vede è la quantità di tasse pagate e dove. Ciò che non si vede, è cosa un’impresa non può fare con le maggiori tasse pagate in un Paese piuttosto che in un altro, al solo scopo di essere “Social”.
Purtroppo i fautori della variante “sostenibile” del socialismo hanno potere legislativo e, come scrisse Henry Louis Mencken, “il tipo di uomo che vuole che il governo adotti e imponga le proprie idee è sempre il tipo di uomo le cui idee sono idiote.” Quindi direi che più che per Social, quella “S” direi che dovrebbe stare per Socialist. Con l’aggravante di voler fare la morale a tutti quanti.

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