di PIETRO AGRIESTI
La pretesa di parlare di prezzi sostituendo all’economia la morale, di ribattere a ogni ragionamento con un’accusa di egoismo, insensibilità e mancanza di empatia, e il sentirsi per questo moralmente superiori. Non è sensibilità, bontà, empatia, generosità, altruismo, senso di giustizia. È un atteggiamento presuntuoso, ignorante, bigotto, moralista, onanista, controproducente e pericoloso.
E tradotto in termini di teoria economica e politica è la richiesta di passare da un sistema capitalista e di mercato, dove esistono i prezzi in senso proprio, a un sistema anticapitalista, di economia pianificata, non esistono i prezzi, ma i “prezzi” fissati su basi politiche, ideologiche e moraliste.
Ed è una ricetta per il disastro, l’impoverimento e la miseria. Non per ampliare la disponibilità e l’accessibilità di beni e servizi. Non per ridurne i prezzi. Non per averne in abbondanza.
La storia dell’umanità ha visto aumentare moltissimo la popolazione e contemporaneamente il benessere, ha visto migliorare continuamente le condizioni di vita e ha visto beni e servizi, alloggi compresi, diventare di sempre migliore qualità e sempre più accessibili, cioè più abbondanti ed economici. Questo perché le risorse, la ricchezza, i beni e i servizi non sono una quantità fissa, e la ricchezza dell’uno non è la povertà dell’altro.
Ma ciò che ha guidato questa diminuzione dei prezzi e questa maggiore disponibilità e accessibilità non è stato né un diffuso moralismo, né un diffuso anticapitalismo, né un sistema di pianificazione economica, che se mai al contrario l’hanno ostacolata.
ciò che ha reso possibile questo “miracolo” sono i diritti di proprietà, il libero mercato e il capitalismo. Grazie alle riforme di libero mercato (parziali e limitate come sempre, ma comunque efficaci) dagli anni 90 in poi il Perù ha visto:
- Crescere il reddito pro capite da meno di seimila dollari a testa a quattordicimila.
- Diminuire la povertà in percentuale di popolazione da quasi il 55% a circa il 20%.
- Diminuire la disuguaglianza misurata con l’indice di gini di oltre dieci punti.
- Aumentare l’aspettativa di vita alla nascita da meno di 50 anni a oltre 75 anni.
- Diminuire la mortalità infantile da quasi centoquaranta bambini su centomila nati a meno di venti.
- Praticamente azzerarsi le morti di malaria.
- Aumentare il numero di dottori da circa duecento a duecentosettanta ogni centomila abitanti, e quello di infermiere da circa duecento a duecentonovanta.
- Diminuire la sottoalimentazione della popolazione da oltre il 30% a meno del 10%.
- Diminuire drasticamente le calorie mancanti alle persone sotto alimentate.
- Un aumento dei tassi di completamento delle scuole primarie e secondarie, particolarmente drastico per le donne.
- Un notevole calo delle persone povere che si fermano al completamento della scuola primaria e un aumento di quelle che terminano la secondaria.
- Il calo dell’analfabetismo tra i poveri da oltre il 16% a meno del 10%.
- Crescere l’accesso all’acqua corrente nelle case delle persone povere, da meno del 45% a oltre il 75%.
- Diminuire le morti per consumo di acque non potabili da circa quattro persone ogni centomila, a 0,5 persone.
- Aumentare l’accesso a strutture sanitarie rispettose degli standard igienici dal 74 all’87%.
- Crescere l’accesso agli impianti fognari nelle case dei poveri dal 30% al 52%.
- Aumentare l’accesso all’elettricità della popolazione dal 70% a circa il 100%.
- Aumentare l’accesso alla luce elettrica nelle case dei poveri dal 65% a oltre il 90%.
- Un drastico caso dell’uso delle cucine a legna per le cucine a gas nelle case dei poveri.
- Un passaggio dall’argilla a mattoni e cemento come materiali di costruzione delle case dei poveri così come alle piastrelle, al parquet e al legno per i pavimenti al posto della terra.
- Un calo degli abitanti degli slums dal 66% al 33%.
- Un drastico aumento della produttività agricola.
- Un drastico aumento dei passeggeri di treni e aerei e del numero di macchine.
- Un drastico aumento del numero di cellulari.
- Un drastico aumento dell’accesso a internet.
- L’aumento da 0% a 20% dell’uso di internet e da 40% a 95% dell’uso di cellulari presso i poveri.
- L’aumento dal 4% al 16% delle case dei poveri con accesso alla tv via cavo.
Niente male quanto a inclusione, no? Direi uno straordinario esempio di sempre più persone che hanno accesso a sempre più beni e servizi! È bastato fare il contrario di quanto sostengono i sostenitori del “tutto è di tutti”, del “nessuno deve essere escluso”, del moralismo sopra l’economia, dell’anticapitalismo ideologico e delle tende davanti alle università a Milano e a Roma.