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Abuso di potere: lo “strano caso” di un’azienda trasferitasi a Trento

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di MATTEO CORSINI

In contesti orwellini, capita non di rado che, contestando l’abuso del diritto, la (in)giustizia tributaria fornisca esempi di abuso di potere nei confronti dei pagatori di tasse. Mi fornisce uno spunto in tal senso una recente sentenza della Corte di giustizia tributaria di Bologna, che ha contestato per l’appunto l’abuso del diritto a una società di autonoleggio che aveva trasferito la sede a Trento pur continuando a operare di fatto nei dintorni di Bologna.
Da circa un decennio, per effetto del federalismo fiscale, l’imposta di bollo e l’imposta provinciale di trascrizione non sono allo stesso livello in tutta Italia. Nel caso specifico, pagare a Bologna costa circa il 25% in più rispetto a farlo a Trento. Posto che non mi è affatto chiaro quali migliori o più estesi servizi giustifichino le maggiori richieste emiliane, non ci vedo nulla di abusivo nel trasferire la sede dove l’ente locale è meno esoso.
Pur prescindendo dalle argomentazioni libertarie verso la tassazione in quanto tale, da un punto di vista aziendale si tratta di un costo e qualsiasi buon imprenditore o manager non cerca certo di massimizzare i costi. Semmai il contrario. Ed è anche la minimizzazione dei costi, soprattutto quando non propedeutici a migliorare la qualità del prodotto o servizio offerto, a consentire di proporre ai clienti condizioni economiche competitive.
Nel contestare l’abuso del diritto la (in)giustizia tributaria finisce spesso con invadere il campo delle scelte imprenditoriali, per di più partendo, di fatto, dal presupposto imnplicito che la migliore scelta sia sempre quella che porta a un carico fiscale maggiore. Nel caso specifico, tra l’altro, la sentenza ha doppiamente danneggiato la società che aveva spostato la sede a Trento. Dalla somma contestata non potranno essere detratte le imposte già pagate a Trento, perché trattasi di soggetti diversi.
Io più che di abuso del diritto, parlerei di abuso di potere.

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1 COMMENT

  1. Il bello è che Draghi diceva che chi fallisce evidentemente non è capace. Se minimizzare i costi significa incapacità, allora imparare significa abbassare il proprio grado culturale. Abbassamento che gli adoratori del citato banchiere hanno adottato da tempo.

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