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La lotta alla disinformazione è solo disinformazione fascistoide degli antifascisti

Da leggere

di PIETRO AGRIESTI

Non c’è niente di vero nella lotta alla disinformazione. Eccovi tre esempi:

  • 1- Il caso della teoria sulle origini in laboratorio del covid che è stata bollata come razzista e complottista e censurata per un periodo salvo poi venire riammessa come probabile.
  • 2- Il caso dello scoop su Hunter Biden che è stato bollato come una operazione di disinformazione russa salvo poi risultare autentico e senza collegamenti coi russi, ed è stato bloccato da Twitter e limitato da Facebook.
  • 3- Il caso del Global Disinformation Index che vendeva un servizio per individuare su quali outlet mediatici evitare di fare pubblicità per non compromettere l’immagine del proprio brand, ma è risultato operare in modo scorretto e incoerente, dando valutazioni irreali e politicizzate, con casi eclatanti di vere e proprie affermazioni false, e un chiaro doppiopesismo tra outlet liberal e di sinistra e outlet conservatori o libertari, tanto che dopo alcune inchieste gli sono stati ritirati i finanziamenti pubblici di cui godeva (che poi perché queste realtà godano di finanziamenti pubblici se dovrebbero essere e sembrare indipendenti?).

Sono esempi importanti e affatto marginali dei problemi e dei pericoli che la lotta alla disinformazione comporta. Tra l’altro non sono assolutamente gli unici, ce ne sono moltissimi. In un frangente in cui la lotta alla disinformazione è sempre più al centro del discorso pubblico, e degli interventi legislativi, mentre sta per entrare in vigore il Digital Service Act in Europa, mentre si procede con l’Online Safety Bill in UK, mentre è nato l’IPIE, l’International Panel on the Information Eenvironment con l’intento di supportare i nuovi interventi di lotta alla disinformazione, mentre Lindsay Graham ed Elizabeth Warren chiedono nuove regolamentazioni in USA sul New York Times, mentre si ventila la possibilità di nuovi reati d’opinione sugli scettici del cambiamento climatico o delle ricette turbo dirigiste promosse per combatterlo, etc…

Insomma, in un frangente in cui la lotta alla disinformazione è aggressivamente venuta alla ribalta e si sta traducendo in norme, leggi e regolamenti, che entrano in conflitto con la libertà di espressione, la privacy, l’indipendenza dei media, la democrazia, la proprietà privata, il libero mercato, la libertà della discussione pubblica, etc… sarebbe logico che questi casi e gli altri simili finissero al centro del dibattito, per discutere anche dei pericoli e dei problemi che la lotta alla disinformazione pone, sarebbe logico che gli stessi promotori di questa lotta se ne preoccupassero, sarebbe logico trovarli sui giornali, nelle discussioni specialistiche, negli studi e nei papers pubblicati, nei report dell’IPIE, etc… Sarebbe, insomma, logico che si discutesse di come la lotta alla disinformazione può facilmente ribaltarsi in disinformazione essa stessa e in censura e in arma contro il dissenso, e dei bias che può avere, come ad esempio un particolare orientamento politico, ma non solo, anche per es pro media mainstream rispetto ai media indipendenti, pro grandi gruppi mediatici rispetto ai piccoli, pro fonti istituzionali rispetto a tutte le altre, pro regolamentazione statale rispetto ad un approccio di libero mercato, pro opinioni maggioritarie rispetto a quelle minoritarie, etc… e di come potrebbe ottenere risultati opposti agli obiettivi dichiarati, contribuendo a distruggere definitivamente la fiducia nei media e nelle istituzioni e a consolidare l’idea che non siamo in democrazia, che non vi è una libera discussione pubblica, che le garanzie democratiche siano saltate e che a questo punto non si debba nemmeno più agire come se lo fossimo, contribuendo alla polarizzazione, all’estremismo e a rendere impossibile la convivenza civile e pacifica.

Il fatto che tutti questi casi, questi problemi e questi rischi, non ricevano praticamente la minima attenzione, mentre siamo sottoposti a un bombardamento continuo e mono direzionale di messaggi acriticamente pro lotta alla disinformazione, come se non presentasse alcun problema, quindi diciamo di fatto a una campagna che procede in modo propagandistico e che essa stessa sta disinformando e basta, ci fornisce di per sé tutti gli esempi necessari a capire perché bisogna opporsi in ogni modo alla odierna lotta alla disinformazione qualsiasi scusa venga usata per promuoverla.

Perché rappresenta una forma di controllo politico e di censura della discussione pubblica, una svolta in senso illiberale e antidemocratico dei nostri sistemi politici, una forma di dirigismo e di autoritarismo, e il fatto che intellettuali, giornalisti, artisti, etc.. cioè quelle persone che più di altre dovrebbero rendersene conto, essere sensibili al problema, e saperlo spiegare al resto di noi, siano entusiasti sostenitori o miopi indifferenti di fronte a tutto questo, ci dice fino a che punto le cose siano marcite. I più grotteschi fra questi poi sono i sedicenti antifascisti che sono favorevoli a tutto quanto.

LA LOTTA ALLA DISINFORMAZIONE È UNA FARSA, È UN PERICOLO, È UNA SVOLTA FASCISTOIDE.

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