di LUDWIG VON MISES
Molti autori glorificano le guerre, le rivoluzioni, gli spargimenti di sangue e le conquiste militari. Carlyle, Ruskin, Nietzsche, Sorel e Spengler sono stati i precursori delle idee che Lenin e Stalin, Hitler e Mussolini hanno messo in pratica.
Il corso della storia, dicono tali filosofi, non è determinato dalle meschine attività dei venditori ambulanti e dei mercanti materialisti, ma dagli atti eroici dei guerrieri e dei conquistatori […] Nessun economista si è però mai azzardato a negare che guerra e conquista siano state di estrema importanza nel passato e che Unni e Tartari, Vandali e Vichinghi, Normanni e conquistadores hanno avuto nella storia un’enorme importanza.
Ciò che tuttavia rimane, ed è l’essenza della civiltà umana, non è l’eredità dei guerrieri. La civiltà è un prodotto dello spirito “borghese”, non dello spirito di conquista.
I popoli barbari che non hanno sostituito il saccheggio con il lavoro sono scomparsi dalla scena storica. Per fare bottino, deve essere disponibile qualcosa da saccheggiare. Gli eroi possono vivere soltanto se c’è un numero sufficiente di “borghesi” da espropriare.
L’esistenza di produttori è condizione della sopravvivenza dei conquistatori. Ma i produttori possono fare a meno dei saccheggiatori.