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L’ultima idiozia? Gli esperti di turismo “ecologicamente corretto”

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di MATTEO CORSINI

In pieno agosto, mese in cui la maggior parte degli italiani va in vacanza, capita di leggere di “nuovi mestieri” che di nuovo hanno solo il nome, con un mix di ecologically correct e di supercazzole (che spesso sono la stessa cosa).

E quindi ecco il “destination manager”, che altro non è che un agente di viaggio, ma che aiuta il cliente a scegliere la destinazione utilizzando l’intelligenza artificiale e la realtà aumentata. E in effetti oggi l’intelligenza artificiale è ovunque, almeno nelle etichette. Mi chiedo come abbiano fatto questi signori a consigliare i clienti fino a oggi, utilizzando solo l’intelligenza umana e un pc. E addirittura se ripenso a quando ero bambino, mi chiedo come si riuscisse proprio a viaggiare, dato che gli agenti di viaggio lavoravano con cataloghi cartacei e telefono.

Ovviamente non può mancare l'”esperto di turismo sostenibile”, come se servisse una qualifica particolare per ricordare alle persone di comportarsi in modo civile nell’ambiente in cui ci si trova.

E che dire del “gestore di glamping”, che unirebbe il glamour al camping, ossia una sorta di ossimoro?

Per non parlare, in epoca di lavoro da remoto, del “gestore di centri per workation”, ossia di chi si porta il lavoro in vacanza. Non mi è chiaro cosa serva, oltre a una wi-fi che funzioni in modo decente. Ma evidentemente mi sfugge qualcosa.

Ma il meglio sono le “guide esperienziali”, senza le quali la vacanza non sarà un’esperienza, e gli “agenti di turismo olfattivo”. Perché anche il naso deve essere guidato da un esperto, evidentemente.

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