di MARCO DABIZZI
Nel 1981, un medico di Los Angeles descrisse cinque casi di grave deficienza immunitaria, tutti tra uomini omosessuali che sniffavano nitrito di amile, abusavano di altre droghe, abusavano di antibiotici e probabilmente soffrivano di malnutrizione e malattie sessualmente trasmissibili. Sarebbe stato logico ipotizzare che questi gravi casi di immunodeficienza avessero origini da tossine e stile di vita. Affermare questo però sarebbe equivalso a un’incriminazione dello stile di vita di questi pazienti, cosa inammissibile politicamente, per via delle pressioni della lobby omosessuale.
Si dovette perciò trovare un’altra ipotesi e la soluzione fu inventarsi un retrovirus. I dati scientifici a sostegno di questa ipotesi erano e, sorprendentemente, sono ancora del tutto assenti. Ma l’assenza di dati e prove non ha mai bloccato una buona teoria, e l’interesse istantaneo e appassionato dei ricercatori e delle istituzioni che si occupavano di trovare un’origine virale per i tumori (senza successo da trent’anni…) esplose immediatamente.
La nuova malattia salvò praticamente tutti i laboratori per la ricerca virale e l’AIDS diventò, quasi da un giorno all’altro, l’oggetto principale della ricerca. Questo generò un enorme sostegno finanziario da parte di Big Pharma, più budget per il CDC e il NIH, e nessuno dovette preoccuparsi dello stile di vita dei pazienti che divennero subito vittime innocenti di questo orribile virus, presto etichettato come HIV.
Qualche decennio dopo, l’ipotesi dell’HIV/AIDS ha fallito completamente nel raggiungere tre obiettivi principali, nonostante gli enormi finanziamenti per la ricerca indirizzati esclusivamente a progetti basati su di essa.
- 1) Non è mai stata trovata una cura per l’AIDS;
- 2) Non sono mai state fatte previsioni epidemiologiche verificabili;
- 3) Non è mai stato preparato con successo un vaccino contro l’HIV.
Al contrario, sono stati utilizzati in modo irresponsabile farmaci altamente tossici (ma non curativi), con effetti collaterali frequenti e letali. Ma non è mai stata osservata al microscopio elettronico una sola particella di HIV nel sangue di pazienti che si suppone abbiano una carica virale elevata.
Ciononostante, tutti i giornali e le riviste più importanti hanno mostrato attraenti immagini computerizzate e colorate dell’HIV (come hanno poi fatto con il Covid), tutte provenienti da colture cellulari di laboratorio, ma mai da un solo paziente con AIDS.
Nonostante questa incredibile omissione, il dogma dell’HIV/AIDS è ancora solidamente radicato. Decine di migliaia di ricercatori e centinaia di grandi aziende farmaceutiche continuano a realizzare enormi profitti basandosi sull’ipotesi dell’HIV.
E nessun paziente con l’AIDS è mai stato curato.