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L’amante del Generale Cadorna e la fine della libertà di parola

Da leggere

di PAOLO L. BERNARDINI

Dall’inizio dei tempi, vivere nelle dittature è come osservare un teatro ove, costantemente, si alterna il grottesco con l’orrido.

Oggi in scena il grottesco, ma il grottesco confina con l’orrido, sconfina in esso, spesso i due spettacoli diventano uno solo. Così, una bella mattina di sole autunnale, in quel di Abano Terme, passeggiando sovrappensiero, acquisto il “Corriere della Sera” e nel suo dorso veneto, cui tra l’altro a lungo ho collaborato, compare la seguente notizia. Con data (che rimanga alla Storia: 21 novembre 2024) Marco Mondini, classe 1974, uno dei migliori storici contemporaneisti europei, associato a Padova, autore di bellissimi libri (certo non un libertario, ma uno che conosce bene il mestiere) è stato condannato a risarcire il nipote del Gen. Cadorna per aver affermato che quest’ultimo aveva avuto un’amante. Certo non un’amante bella e giovane, anzi attempatella, insomma, non di primo pelo. Non si capisce dunque se il giudice lo abbia condannato per aver affermato che il glorioso comandante aveva avuto un’amante (dunque, peccava in moralità), o perché l’amante oltretutto era vecchiotta e dunque non solo peccava in moralità, ma perfino in buon gusto.

D’altra parte, ognuno ha l’amante che si può permettere, e poi, ohibò, se a qualcuno piacciono le anziane – ormai sdoganate dai siti pornografici – “de gustibus non est disputandum” , tanto meno poi su gusti sessuali, ove vige il principio “veritas sive varietas”, e ove la fantasia è inferiore solo alla realtà. Ovviamente siamo nel regno del Surreale.

Ma verso quale abisso ci stiamo indirizzando? La libertà di parola, fondamento dell’Occidente insieme a tanti altri diritti acquisiti (o che si ritenevano tali), per cui vi sono stati martiri infiniti, esiste ancora? Ma, più che altro, esiste ancora l’Occidente? Forse solo nelle parole di Putin. In queste contrade infelici perfino il sole si rifiuta di tramontare.

Nel volgere di pochi anni ho visto valentissimi studiosi processati per le loro parole, e per aver detto, spesso, il vero.

Marco Bassani, ad esempio. Come Mondini, anche se di diverso orientamento ideologico, è studioso solidissimo, che dovrebbe essere vanto di ogni università. Processato e umiliato dalla propria università (Statale di Milano) per aver detto semplicemente il vero: che Kamala Harris è stata amante, fino al 1995, di Willie Brown, il primo sindaco nero di San Francisco (Brown aveva peraltro ottimi gusti, al contrario del Gen. Cadorna, mi duole dire: Kamala a 29 anni era una bellezza, lui ne aveva 60 ma portati bene, ora ne ha 90 e tiene botta, memore dei bei tempi passati).

Prima di Bassani, un eccellente filosofo del diritto, ligure, Emanuele Castrucci, è stato massacrato dalle censure. Anche lui messo alla gogna per aver esposto le proprie idee, anche lui poi su “facebook” , guarda un po’ , tutto grottesco perfino a partire dai luoghi in cui il pensiero viene espresso e a cui occhiuti censori evidentemente, en faute de mieux, tengono i loro occhiacci puntati. Certo Castrucci aveva parlato di Hitler, niente di meno. Il post incriminato diceva: “Vi hanno detto che sono stato un mostro per non farvi sapere che ho combattuto contro i veri mostri che oggi vi governano dominando il mondo”. Cosa volesse dire non si sa, in ogni caso… Come difesa di Hitler mi pare semanticamente quantomeno ambigua. Vi scorgo un riferimento a Brecht, il rosso vate germanico, “ABC della guerra” , una raccolta lancinante di poesie tradotta da Einaudi: “il ventre che ha partorito costui/E’ ancora gravido di mostri…”. Aveva ragione. Ma apriti cielo! Certo difendere Hitler non è proprio banale.

Tuttavia, la libertà di parola, il diritto di esprimere il proprio pensiero, sacrosanto, include anche questo. Perché il diritto di parlare include il diritto di dissentire: nel caso, a ritenere che Hitler fosse senz’altro un mostro, come ritengo io. Abolito il diritto di parlare, si abolisce anche il diritto di dissentire.

I dittatori non parlano neanche. Opprimono solo. Ma si dovrebbe avere ormai paura anche di attaccarlo, Hitler, dopo il caso Cadorna. Uscisse mai fuori un nipote del Fuehrer che quereli chi del suo dolce nonnino (ops zietto, Hitler non procreò, credo) parli male…

In fondo il nipote di Cadorna ha querelato Michele Favero per aver definito “assassino” il Generale. Oddio, lo fanno dal 1917 ma evidentemente non si possono querelare tutti. Attenzione quindi a non definire Hitler assassino. Anzi, io stesso, per tema di eredi querelanti e per di più crucchi, lo definirei… cattivello. Ecco, un birichino.

Non lanciamoci in epiteti perché magari un giudice tedesco mi obbliga a risarcimenti pecuniari se esagero con le parole, se i nipotini di Adolf si adirano e mi portano in tribunale.

Mi ricordo che nella mia adolescenza girava un libro che sosteneva che Hitler fosse coprofilo, la tesi fu subito fatta propria in slogan dagli studenti di sinistra, mentre gli studenti di destra al Liceo ribattevano: “Ma che coprofilo, se mai ne ha fatta mangiare di merda, a voi…”. Si riferivano ovviamente agli studenti di sinistra. Poi le discussioni finivano in sprangate. Qualcuno moriva. Che livello sublime! Ma qui non siamo mica tanto distanti.

Il primo ministro on. Meloni ha querelato l’anziano Canfora, filologo d’eccellenza, per aver detto che la Signora era “neo-nazista nell’anima” , o qualcosa del genere. Cosa voleva dire? In ogni caso l’on. Meloni ha saggiamente ritirato la querela.

Io ho firmato in un manifesto francese a favore del professore, sottoscritto da pletore di intellettuali della “rive gauche” che se mi conoscono, mi odiano. Ma la libertà di parola va difesa al di là di ogni colore. Siamo in un mondo capovolto. Sarebbe bene rimetterlo in piedi, con la testa rivolta verso l’alto, e i piedi verso il basso.

L’Europa – come diceva di fare Samuel Beckett giunto alla fine della vita, ma senza essere Samuel Beckett – “guarda la sua luce che si spegne”. Fu, un tempo, davvero luminosa.

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