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Il demenziale furore fondamentalista degli elettrificatori

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di MATTEO CORSINI

Commentando la svolta radicale annunciata da Jaguar, che produrrà solo auto elettriche neppure minimamente simili a quelle che un tempo la rendevano inconfondibile, per non parlare dell’assenza dello storico motore V12, sostituito da un anonimo motore da elettrodomestico, Liam Denning su Bloomberg evidenzia i problemi dei costruttori di auto in generale.

  • “L’industria è stata colpita non da uno, ma da due meteoriti: i costruttori cinesi e l’elettrificazione”.

Ecco, a costo di ripetermi, la concorrenza cinese sui modelli endotermici si sarebbe fatta sentire, ma i produttori occidentali avrebbero potuto reggere, quanto meno nei segmenti medio-alti. Ma l’elettrificazione non è una esigenza manifestata da chi compra automobili, bensì imposta politicamente con un furore fondamentalista che raramente si vede nelle peggiori teocrazie mediorientali. Con il duplice disastroso risultato di rendere l’auto inaccessibile al mercato di massa, se non a noleggio, e di decimare il settore e l’indotto. E il protezionismo non sarà sufficiente, oltre ovviamente ad aumentare i costi per i compratori (quelli che ancora ci saranno).

Protezionismo promosso, nel Vecchio continente, da quelle stesse forze politiche che prima avevano sciaguratamente votato il Green Deal, accodandosi al fanatismo verde ed elevando Greta Thunberg a maestra di pensiero.

In definitiva, l’elettrificazione non è il meteorite. Il Green Deal lo è, e non è la sfortuna ad averlo fatto cadere da queste parti.

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