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Non vorrei che anche mia mamma fosse importata

Da leggere

di PONGO

Sembra che tutto sia come prima, come era una volta… anzi no, non è vero per niente,  tutto è cambiato a partire dalla nostra insicurezza, dalla nostra sfiducia verso tutto e  tutti. E non basta prendersela con gli immensi coglioni che da trent’anni ed oltre  ci han governato e ci governano perché tutto si rivolta verso di noi, come un accerchiamento, una congiura, come il generale Custer con gli Apaches.

So benissimo che son lamenti generici da qualunquista, ma ti vengono spontanei quando ti rendi conto delle novità che ancora non conoscevi. Per esempio ho letto giorni fa che in seguito ad un accordo dell’Unione Europea con alcuni Paesi in via di sviluppo sta arrivando in Europa di tutto (come prodotti)! Diciamo quasi di tutto, infatti sono escluse le armi (quelle di solito le vendono i Paesi occidentali al resto del mondo soprattutto al  terzo mondo) poiché l’accordo si chiama appunto“Eba” ovvero Everythink but arms, cioè “ogni cosa ma non le armi”. La bella novità è che  questi Paesi in via di sviluppo possono esportare prodotti  verso l’Occidente ma senza  pagare alcun dazio. Così è l’accordo! Buon per loro ma il risultato è che in pochi mesi c’è stata una vera e propria invasione di merci loro e  in particolare si è parlato del riso con grande difficoltà per i nostri produttori.  Dalla Cambogia e dall’Asia in genere, senza dazio, la quantità del riso importato mentre prima  era ferma sulle 10mila tonnellate all’anno, negli ultimi due anni è diventata 130mila ! Prima dell’accordo con l’Ue il riso asiatico esportato costava ai loro produttori 35 euro al quintale mentre attualmente, senza dazi, è sceso a 27. Una produttrice italiana della zona storica e tradizionale tra Novara e Vercelli dice che con i costi di produzione purtroppo alti, sotto i 30 euro non conviene  più coltivarlo, percui l’ ennesima frittata europea è servita! Ma vi rendete conto che ancora una volta la nostra qualità e la nostra tradizione del lavoro sta sparendo?

Mi ricordo una quindicina di anni fa quando organizzammo per più anni un festival di cabaret a Vercelli e tra gli sponsor c’era un bravo produttore di riso che oltretutto regalava ai partecipanti degli allegri e coloratissimi sacchettoni di riso squisito, bene allora mi disse che tra le varie qualità di riso che lui coltivava ce n’era una qualità talmente eccellente che in Italia non si vendeva perché lo esportavano completamente in Cina, infatti i cinesi  non  l’avevano ma lo importavano essendo troppo buono! E’ incredibile, esportare riso in Cina è come se noi esportassimo a Menphis  un nuovo Elvis Presley. Eppure quello che sta accadendo ora  è l’ultimo dei disastri che ci sta combinando l’Unione Europea.

Tutto ciò che ci appartiene per bontà e per tradizione ci viene distrutto o perlomeno tolto e  quindi non è più nostro. Forse la Ue  in questi casi  che sto per citare non è  la causa diretta ma quanti prodotti agroalimentari made in Italy  sono ormai di proprietà estere! Già sappiamo come stanno  molte  cose ma ricordiamoci quel che non è più nostro ed è purtroppo un doppio dolore perché sono prodotti molto italiani e di cui da bambino, 40 e 50 anni fa, vedevo il Carosello e ci “appartenevano” : la Nestlè svizzera che è proprietaria della Perugina ed anche della Motta e pure dell’Antica gelateria del Corso. Ancora la Nestlè è proprietaria della Buitoni, della Peroni con la sua biondona bellissima del Carosello di cui mi innamorai ai tempi delle scuole medie,  e poi anche della S.Pellegrino, Recoaro, S.Bernardo, Acqua Vera e Levissima compreso Messner. Non solo, ‘sti svizzeri si son presi pure  la Valle dell’Orto. Per me è stato un vero colpo sentire  che  la Nestlè abbia anche acquistato Orzo-bimbo, ma vi ricordate  “ O-o-o-o-Orzoro…” e chi non l’ha cantata?  La società francese Lactalis ha preso  invece la Parmalat e dati i precedenti questo forse non è stato un gran male ma anche la Galbani che si pubblicizzava con “Ercolino sempre in piedi” e  la Invernizzi di cui ricordiamo la mucca Carolina. I formaggi son tutti loro,  pure la Cademartori e Locatelli.  Mentre Rustam Tariko, magnate di origine russa è proprietario della Gancia, invece la Unilever multinazionale anglo-olandese ha i nostri ottimi gelati Algida che nel Carosello degli anni sessanta se li mangiavano Patty Pravo e i Rokes con Shel Shapiro. La stessa multinazionale possiede anche le confetture Santarosa  e  la Gradina che sempre nel Carosello era presentata come l’alternativa al burro ma più economica. L’olio Bertolli ce l’ha la Deoleo, società spagnola che  già prima aveva l’altro olio ovvero Carapelli. Ysciamo dell’alimentare per ricordare l’Alitalia di cui non sappiamo ancora la proprietà straniera? Ma torniamo al mangereccio  cioccolato anzi i deliziosi gianduiotti Pernigotti che appartengono a Istanbul  alla famiglia Toksov ( i gianduiotti ? Ma daaaiii, non è possilile!!) e  l’unica giustificazione è che quella famiglia turca è tra i maggiori produttori mondiali di nocciole. Consoliamoci che solo il 25% del Riso Scotti è giapponese della Mitsubishi e comunque fermiamoci qua seppure l’elenco di sapori italiani ormai comprati da stranieri  potrebbe proseguire  ma ci fermiamo  per tristezza e pudore. Ma allora è proprio la distruzione dell’Italia e dell’italianità sotto ogni punto di vista! Ci manca solo di lasciarci scappare spaghetti (della Buitoni ahimé ho già detto) pizze ( seppure almeno in diffusissime zone del nord Italia le pizzerie sono quasi sempre in mano a  nord africani e cinesi) lasagne e mandolini.

A  pensarci anche Mina, la grande cantante, ha il passaporto elvetico e visto che le piace mangiare può gustarsi i Baci Perugina che son svizzeri proprio come lei.  Aiuuuutoooo, è tutto un mondo di ricordi e prodotti italiani che mi appartenevano  che avevo nella memoria e nel gusto con le loro canzoncine-gingles che cantavo anch’io da bambino che sono ormai lontani, di gente lontana. A questo punto voglio controllare i documenti di mia mamma… e se avessero prodotto anche lei  all’estero?

 

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