La campagna per l’indipendenza della Scozia continua a guadagnare terreno contro i sostenitori dello status quo, secondo due sondaggi pubblicati nel weekend. Non è più dunque tanto remota la possibilità di un testa a testa fino alla data del referendum, il prossimo 18 settembre.
Un record del 43 per cento sostiene il “sì” all’indipendenza, secondo l’ultimo sondaggio di Panelbase, due punti in più rispetto a maggio, mentre la percentuale del “no” è scesa di un punto, assestandosi al 46 per cento.
Questa indagine su 1.060 elettori, commissionata dalla campagna pro-indipendenza, rivela che, a prescindere dagli indecisi, il supporto alla secessione cresce al 48 per cento, con il 52 per cento contrario. Un’altra indagine, del Icm, afferma che il sostegno alla separazione sia aumentato di due punti, fino al 36 per cento, mentre coloro che si esprimono in senso opposto diminuiscono di tre punti, fino al 43 per cento.
Un altro sondaggio, invece, riduce le possibilità di vittoria degli indipendentisti nel referendum scozzese del 18 settembre. Secondo la rilevazione pubblicata in prima pagina dal Times di Londra, i contrari alla secessione sono il 54% degli scozzesi, mentre i favorevoli il 39%, tre punti in meno rispetto a marzo.
Fra le ragioni di questo calo, spiega il giornale, il fatto che gli elettori sembrano diffidenti sul futuro economico al di fuori del Regno Unito in uno Stato indipendente. Diffidenza cresciuta dopo che alcune grandi multinazionali si sono pronunciate contro la secessione. Un’altra incognita è rappresentata dalla moneta che dovrebbe usare il nuovo Stato: Londra ha infatti respinto la proposta di una unione monetaria sotto la sterlina.
Il 18 settembre gli scozzesi dovranno decidere se mettere fine a 307 anni di unione con l’Inghilterra o continuare a permanere nel Regno Unito. I sondaggi hanno sempre dimostrato che il “no” è in testa, ma nelle ultime settimane alcuni importanti sondaggi hanno rivelato che il divario si sta notevolmente riducendo.