Agente di viaggio, postino, lettore dei contatori, taglialegna, e… giornalista. Secondo il rapporto di Career Cast 2014 questi mestieri hanno qualcosa in comune: appartengono tutti al genere in via di estinzione da qui a meno di dieci anni. Faccio questo mestiere da oltre trent’anni, ormai quasi quaranta, e se devo dirla tutta la prospettiva non mi dispiace neanche avendo assistito al decadimento inarrestabile della categoria e della professione.
Con le prospettive di assunzione per i reporter di giornali in precipitoso calo del 13 per cento entro il 2022 secondo le previsioni dell’organizzazione. Per chi lavora in una redazione non è nemmeno una novità. Perfino il New York Times nei mesi scorsi ha fatto ricorso a licenziamenti e pre-pensionamenti. «Il calo degli abbonamenti e la contrazione della pubblicità hanno influenzato negativamente il potere di assorbimento di nuovo personale da parte di alcuni giornali, mentre altri hanno cessato completamente le operazioni», scrive Career Cast nel suo epitaffio per la professione giornalistica.L’ultimo chiodo nella bara è stato piantato dal web: «I siti online continuano a rimpiazzare i giornali tradizionali e le prospettive a lungo termine per i giornalisti della carta stampata riflettono il cambiamento.
Lo studio ha preso in considerazione 200 tra mestieri e professioni usando dati del Bureau of Labor Statistics. La palma della migliore carriera del futuro è toccata a chi ha a che fare con i numeri: matematici e statistici, per la poliedricità di applicazione della loro esperienza, dividono la «top 3» con i professori universitari. Condividono invece il triste destino dei giornalisti i tipografi, ed era prevedibile, anche se peggio di loro stanno i postini, i cui ranghi dovrebbero contrarsi del 28 per cento entro il 2022: anche questa è una fine annunciata.
Con l’avvento di Twitter e Facebook i social network forniscono il canale con cui la gente resta in contatto mentre tutti i conti di casa vengono ormai pagati online. Male anche i taglialegna: «Tutti questi lavori in via di estinzione hanno a che fare con la carta», ha spiegato Tony Lee, il direttore di Career Cast, secondo cui «i consumatori non hanno smesso di leggere notizie o bestseller, solo che lo fanno online e non a stampa». Meno prodotti a stampa richiedono meno lavoro nelle tipografie e meno richiesta di cellulosa, che a loro volta ha messo in crisi il mestiere del boscaiolo. Sulla Rete, invece, scrivono tutti e ciò mette a rischio definitivo la professione del giornalista come l’abbiamo conosciuta finora.
Discorso generale e NON riferito a questo sito.
Un altro problema, secondo me, è la qualità della produzione di alcuni giornalisti.
Io conosco piuttosto bene alcuni argomenti e, quando trovo articoli che riguardano tali argomenti, mi rendo conto di un livello che magnanimamente può essere definito mediocre. Spesso si nota un’ignoranza assoluta di ciò su cui stanno scrivendo.
E qui subentra quella che io chiamo “proprietà transitiva” in base alla quale il lettore considera uguale la qualità degli articoli su argomenti direttamente conosciuti e degli altri.
Molte difficoltà…. 😉 Ma – come dico sempre – la nostra libertà la garantite voi lettori, Grazie!
La maggioranza dei giornalisti ha sbagliato mestiere.
E quelli in gamba come voi vivono in nicchie di eccellenza in mezzo a mille difficoltà.
I giornalisti grancassa servono e ci saranno sempre.
Servono all’establishment ed al potere politico.
Forniscono l’illusione di una libera informazione ad un popolo di ignoranti sempre meno interessati a leggere.
Internet è solo parzialmente integrativa o sostitutiva della carta stampata.
Per la maggior parte la gente ci gioca.
La gente non è disposta a spendere per farsi una cultura, o per informarsi.
Si adattano a Tv e internet che sono giungle disinformative.
Mediamente.