Durante l’ultima settimana di dibattito relativo alla inutile riforma del Senato, sentire i grillini, i comunisti vari e i fascisti della Lega Nord piangere come le prefiche sulla morte della “democrazia e della Costituzione”, fa tornare alla mente le parole che profferiva il PD quando Berlusconi voleva metter mano alla Carta.
Veltroni l’africano (rimasto purtroppo in Italia) chiedeva di difendere l’unità nazionale, di rispettare i simboli repubblicani, di giurare fedeltà al lavoro dei “padri costituenti”. In realtà quelle dell’ex sindaco fallimentare di Roma, erano alcune delle più antiche e vincenti mitologie che giustificano il Leviatano che manda avanti la Repubblica italiana.
La patetica venerazione della Costituzione, pratica tanto più rinvigoritasi quanto più è marcita l’Italia, è il solito trionfo della banalità, sostenuta da una campagna di stampa a dir poco fideistica e irrazionale. Quello che i grillini di oggi, come il Veltroni di ieri, continuano a vendere all’opinione pubblica è il mito che una legge scritta sessant’anni fa, dettata da precisi interessi contingenti, abbia un valore eterno e immutabile.
Decenni di errata educazione civica hanno indotto le menti più istruite del paese in un tragico fraintendimento: che i nostri diritti basilari e la nostra libertà siano dovuti alla Costituzione, che bisogna quindi salvaguardare oltre ogni limite. Al contrario; la Costituzione della Repubblica Italiana non è assimilabile a quelle di matrice liberale (tra le quali l’esempio più prominente viene dagli Stati Uniti d’America o dalla Svizzera), carte che avevano lo scopo di limitare il raggio d’azione del sovrano e del governo e che molto spesso questi ultimi cercano di aggirare. Quella italiana è un programma politico: un accordo di intenti tra le due forze allora più influenti del dopoguerra, i cattolici e i comunisti.
Tra gli articoli di questa legge fondamentale si scorge la presenza di uno Stato assoluto, non a caso democratico nelle sembianze, si respira il più totale disprezzo per la proprietà, subordinata all’interesse nazionale, ovvero della classe politica al potere, caratteristiche che insospettirono un liberale come Luigi Sturzo che a suo tempo definì l’opera dell’Assemblea Costituente: “il fascismo senza Mussolini”. Da un punto di vista burocratico, inoltre, la costituzione è il grande freno che da anni impedisce di riorganizzare la macchina pubblica, oggi più che mai (soprattutto dopo la riforma del 2001) un moloch senza senso.
Un politico coraggioso – non certo quel chiacchierone di Renzi o quei terzomondisti del Movimento 5 stelle – che volesse davvero darsi da fare per migliorare le cose, dovrebbe avere il coraggio di ammettere che la modifica della Costituzione non è un sacrilegio, ma al contrario un’assoluta priorità. Non è così, invece, per chi del parassitismo ha fatto da tempo la sua ideologia e ragione di vita, come la generazione cresciuta nel PCI e che, dopo il muro di Berlino si attacca a quanto di più socialista c’è in circolazione: la costituzione e la retorica patriottarda.
Mi fanno ridere quelli che sostengono che la Costituzione italiana sia la più bella del mondo: neppure se uno non avesse letto le altre potrebbe sostenere una cosa del genere. Al massimo si può definire “la più incompiuta del mondo” a partire dall’articolo che dice che il lavoro deve essere retribuito adeguatamente….
Vista la generale allergia degli italiani per le lingue estere la cosa potrebbe essere giustificabile, ma la Costituzione Svizzera è scritta anche in italiano, non hanno neppure quella scusa.
E a mio modesto parere la Costituzione Svizzera è perfetta, visti i risultati.
Non che me ne importi nulla di cosa combinano nell’artificiale italia, tanto tra poco noi saremo indipendenti, ma spero che nessuno commetta la follia di voler scrivere da zero costituzione e leggi: si copino quelle esistenti, collaudate e funzionanti, quelle svizzere insomma.
Basta l’introduzione :”L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro…..” per far ridere anche i gatti.
Quando , in realtà, per molti e di precise fasce geografiche è “….l’Italia è una repubblica fondata sulle spalle di quei pochi che lavorano….”
Basta studiarsi bene gli articoli che la compongono per capire quale tipo di porcata e’ stata spacciata per qualcosa di democratico, per rendersi conto di quale imbroglio e’ stato perpetrato alle nostre spalle. Questa poi e’ una carta decrepita, rimasta ancorata ad un mondo – quello di quasi 70 anni fa – che esiste ancora in molte delle parassitarie menti bacate che infestano questo sciagurato e ridicolo paese. Il trionfo del parassitismo, delle schifezze avallate e portate avanti da partiti che andrebbero sciolti nell’acido per le nefandezze commesse in questi anni,,,,.signori e signore, questa e’ la costituzione della repubblica itagliana…quanto di più palesemente antidemocratico potesse essere concepito dalla mente umana! Una costituzione liberticida che limita e distrugge la dignità ed i dritti di popolazioni tenute insieme con una retorica unitarista da quattro soldi, sin dal lontano 1861!
Un’ottima fotografia. Tutti questi ipocriti lenoni costituzionali che hanno trasformato una costituzione scassata e liberticida dalle origini in un totem intoccabile, tutti costoro ci hanno sempre e regolarmente marciato sopra.
I risultati li vediamo oggi.
La gente non è schiava nel senso antico del termine.
La gente è un bancomat sempre aperto e sempre sotto pressione.
La gente deve riempire costantemente e sempre più rapidamente il deposito bancomat, per permetter il prelievo da parte del gruppo democratico parassitario pubblico che ama tanto la costituzione e le relative porcherie.
Quando il bancomat non avrà più fondi da erogare, per me sarà festa grande.