di ANONIMO PADANO
C’è uno strano procedimento giudiziario in calendario per oggi, lunedì 18 agosto, presso il Tribunale di Milano. E sì, si tratta di qualcosa di piuttosto insolito: una causa d’urgenza intentata da Umberto Bossi, attraverso il suo avvocato di sempre Matteo Brigandì, nei confronti della Lega Nord. Ohibò, ma Bossi non è attualmente il presidente del partito da lui fondato e che ora trascina davanti al magistrato, e Brigandì non è forse stato procurato della Padania, più volte deputato e senatore, oltre che consigliere regionale e assessore del Piemonte sempre in quota Carroccio? Esattamente. E allora cosa sta succedendo nel movimento oggi guidato dal segretario federale Matteo Salvini?
In pratica Bossi e Brigandì in qualità di legale ma non solo (vedremo fra poco che la sua posizione non è solo quella di avvocato) contestano al partito la mancata applicazione di una parte delle clausole contenute in un accordo stragiudiziale intervenuto all’inizio del 2014 fra gli stessi protagonisti e la Lega Nord (attraverso il suo segretario protempore). Per capire di cosa si tratti bisogna risalire a qualche anno addietro, quando il Senatur fu travolto dagli scandali che investirono lui, il cosiddetto “cerchio magico”, compresa la sua famiglia, e che lo costrinsero a lasciare la segreteria federale, sostituito da Roberto Maroni. Quest’ultimo, fra le prime cose, decise di cacciare Matteo Brigandì quale avvocato della Lega, per sostituirlo con l’amico Domenico Aiello. Brigandì non rimase con le mani in mano e rivendicò parcelle non pagate per alcuni milioni di euro, ottenendo il pignoramento sul conti correnti del Carroccio di una cifra vicina ai tre milioni di euro. Quella vicenda è proseguita e si è conclusa appunto nel 2014 con un accordo extragiudiziale dove, al di là della somma riconosciuta a Brigandì (si parla di 2,2 milioni di euro), sono rientrate anche altre questioni sia gestionali che politiche, oltre al fatto che la Lega avrebbe dovuto rinunciare ad Aiello come proprio avvocato, cosa avvenuta nelle scorse settimane.
La particolarità di tale accordo stragiudiziale è che, partito da una querelle economica fra Brigandì e la Lega, a seguito del licenziamento del primo da parte di Maroni, si è allargato ad aspetti andati ben al di là della vicenda iniziale, coinvolgendo il ruolo politico e non solo del principale cliente dello stesso Brigandì, vale a dire Umberto Bossi. Per esempio nell’accordo si dice che la Lega non può costituirsi come parte civile in nessun procedimento giudiziario contro il Senatur e i suoi figli (ad esempio quello che comincia il 10 ottobre prossimo con l’udienza preliminare per appropriazione indebita), ma soprattutto si stabilisce che Bossi, in qualità di presidente del movimento, ha diritto a indicare un certo numero di candidati in occasione di ogni elezione e deve essere consultato dal segretario federale di turno per la definizione della linea politica.
Ed è proprio sulla presunta mancata applicazione degli ultimi due punti che è stata avviata la causa d’urgenza che si comincia a discutere oggi a Milano. In pratica Brigandì e Bossi, in qualità di controparte della Lega nell’accordo stragiudiziale di cui s’è detto, contestano che, in occasione delle ultime elezioni europee, il presidente non avrebbe avuto modo di indicare alcun candidato e che Salvini, nel definire la linea politica definita nel recente congresso di Padova, non si sarebbe consultato con il Senatur.
Insomma, passano gli anni ma dentro via Bellerio gli stracci continuano a volare. E se si è arrivati a chiedere l’intervento della magistratura per l’applicazione di un accordo politico, significa che in Lega stanno messi maluccio.
Riusciamo capire quanto discredito questi signori abbiano attirato su di noi tutti e sulle nostre idee? L’iTaglia non h alcuna paura della lega. La lega serve alla propaganda italiana per poter sostenere che bassezza, ingordigia e cialtronaggine abitano a pieno titolo anche presso di noi e che per questo le nostre battaglie non hanno alcuna legittimità morale.
BASTA LEGA.
Squallido, ma politico.
Confermo.
La lega è morta nel 1994, quando tolse proditoriamente l’appoggio a Berlusconi 1 e quando Miglio venne cacciato.
Da allora è stata inutile.
Anzi, controproducente per chi voleva tutelare e per chi l’ha votata.
Salvini, cui va riconosciuta una certa reattività, non cambierà un bel tubo.
Si agita un poco, ma non approda ad alcun che.
Esiste un solo modo per far risorgere la lega, quella delle origini.
Un solo modo.
Organizzare una incisiva protesta fiscale che lasci a becco asciutto le casse del fisco.
Diversamente, ciao, ciao, lega.
Che tristezza…
Domanda:
1) è vero che gli avvocati si fanno pagare molto bene, ma quante e quali pratiche legali ha seguito Brigandì per avere un onorario arretrato di ben due milioni di euro?
2) è normale che un partito spenda così tanto in pratiche legali?
3) è corretta la data dell’accordo extragiudiziale, ovvero inizio 2014?
4) se è corretta tale data, perchè ad inizio 2014, pochi mesi fa, è stato firmato un tale accordo che dà questi poteri a Bossi quando non era già più il segretario federale da un pezzo? in cambio di cosa gli si concede ciò?
5) c’è qualcuno che pensa che una tale bega possa avere qualche effetto concreto, specie sulle candidature arretrate, sui parlamentari già eletti?
6) capisco che passando da brigandì siciliano ad aiello calabrese c’è stato un piccolo slittamento verso nord, ma con tanti avvocati che ci sono in Padania, non se ne poteva trovare uno qui da noi???????
Beh, Brigandì aveva anni e anni di processi alle spalle, fra i quali, detto per inciso, anche tutti quelli che mi hanno riguardato come ex direttore della Padania (oltre una novantina). E tuttavia allora si diceva in via Bellerio che il suo concambio fossero le candidature certe in Parlamento. Poi però Maroni ha ritenuto di rompere il meccanismo e Brigandì è andato all’incasso. Il suo successore, l’avvocato Aiello, voluto da Maroni, stando a ciò che hanno scritto alcuni giornali, in poco più di un anno ha incassato parcelle per circa 3 milioni di euro. Quindi…
quindi facendo il confronto Brigandì era anche a buon mercato e in ogni caso se capisco giusto la gestione maroni sul fronte legale avrebbe affrontato un costo, tra arretrati e nuove spese, di 5 milioni di euro in un anno: chissà se si potevano evitare…
resta comunque da capire perchè ad inizio 2014 Bossi avesse ancora un potere contrattuale così forte…
Che edificanti storie italiane.