Ieri, ho letto che i sindacati stanno sulle barricate in tema di previdenza e pubblico impiego. Le ipotesi di un intervento sulle pensioni, (in particolare su quelle maturate con il sistema retributivo) e di un ulteriore blocco degli stipendi dei lavoratori statali, scatenerebbero la reazione delle organizzazioni sindacali – Cgil in testa – che parlano di mobilitazione e paventano la minaccia di un “autunno incandescente” e chiedono al governo di smentire le voci che circolano da giorni.
Non ho simpatia per i “travet della burocrazia”, credo di averlo spiegato in ogni possibile occasione, anche perché oltre a non produrre ricchezza alcuna, il loro lavoro è inutile (qualora fosse utile ci penserebbe il mercato a far incontrare domanda ed offerta) ed è solo d’intralcio a chi ha in animo di intraprendere un’attività. Che costoro siano super-protetti e illicenziabili e parlino di “diritti acquisiti intoccabili” fa solo venir voglia di dar giù di brutto col randello.
Il dipendente pubblico rappresenta il “simbolo dello Stato” per antonomasia (ecco perché piace tanto ai parassiti del sindacato). Più sono (anche da giubilati purtroppo) più lo Stato irrompe nelle nostre vite, controllandoci, costringendoci a trasformarci in sudditi da spennare, perché è il controllo, tramite il monopolio della forza, che giustifica l’esistenza stessa dello statale da mantenere. Sosteneva Max Nordau che “l’orgia di regolamentazione e il protocollismo non danno alla vita dell’individuo una garanzia maggiore di quella che dà la barbarie con tutta la sua assenza di regolamentazione”. In Italia, siamo ad un livello di “mandarinismo” off-limits, al punto che i dipendenti pubblici sono spesso organizzati in dinastie: il figlio di, il cugino di, il nipote di, il cognato di ottengono un posto di lavoro per cooptazione familiare, alla faccia dei ridicoli concorsi con valore legale e marca da bollo connessa. E quando uno di loro va in pensione a scaldare la sedia ci arriva un parente.
Più il sistema pubblico è presente, leggasi invasivo, nelle nostre vite e più siamo immersi in una sottospecie di “Kampuchea Democratica”. Come spiegava Nietzsche verso la fine del Diciannovesimo secolo, “Il socialismo ambisce a una pienezza di potere statale, quale solo qualche volta il dispotismo ha avuta, anzi esso supera di gran lunga ogni forma analoga del passato, perché aspira espressamente all’annientamento dell’individuo”. E per farlo ha bisogno di milioni di girapollici a tradimento e di ex girapollici tesserati SPI, che minacciano sfracelli se gli si tocca la rendita, una rendita maturata senza manco pagare i contributi. Domanda: noi dovremmo interpretare il ruolo delle vittime sacrificali per costoro?
‘Ste zecche sindacalizzate ci trattano come fossimo dei Fantozzi e pretendono pure che gli si dica… “Come è umano lei…”. Hanno veramente fracassato le gonadi!
Ayn Rand filosofa russo-americana,anno 1920:”Quando ti rendi conto,che per produrre,è necessario il consenso di coloro che non producono nulla;quando hai la prova che il denaro fluisce a coloro che non commerciano con merci,ma con favori;quando capisci che molti si arrichiscono con la corruzione e l’influenza,più che di lavoro e che le leggi non ci proteggono da loro,ma al contrario,essi sono protetti dalle leggi;quando ti rendi conto che la corruzione è ricompensata,e l’onestà diventa auto-sacrificio;allora puoi affermare,senza sbagliarti,che la tua società è condannata”.sandrino speri
Io vedo come antitetici i diritti acquisiti al merito guadagnato sul campo.
Quando ognuno parla di diritti acquisiti dovrebbe esprimersi in modo migliore.
Chiedo aiuto.
Come denominereste in modo sintetico e appropriato i diritti acquisiti alla luce delle idee liberali?
Qui pare che esistano una serie infinita di diritti acquisiti.
Quello alla casa, quello al lavoro, quello alla pensione, quello alla salute, etc.
Lo stato ne sarebbe il garante e l’erogatore.
Prima di randellare vorrei tappare la bocca ed aprire il cervello a coloro che citano i diritti acquisiti.
In questa situazione non possono esistere diritti acquisiti, anche perché esistono solo per alcuni e non per altri. Faccio un esempio: se io compero una casa, facendo i conti, e valutando l’investimento e poi il governo aumenta la tassazione sulle abitazioni, non mi ha forse scompaginato i calcoli?
La riforma Fornero, con tutti i suoi errori ne ha un altro: il sistema retributivo diventerà pienamente in vigore solo tra molti anni, quando praticamente tutti i diritti acquisti pensionistici saranno deceduti. Ma così si viola il diritto acquisito di chi attualmente lavora e versa i contributi, che invece non riceverà una pensione oppure ne riceverà una da fame. Diritti acquisiti ne esistono tanti nella vicina itaglia, pensioni (pensioni d’oro, babypensioni, pensioni pubbliche, false pensioni d’invalidità) e stipendi pubblici (la Svizzera ha un rapporto di un dipendente pubblico ogni 60 cittadini, da noi ogni 17 cittadini. E’ impossibile mantenere ancora tutta questa gente.
Le principali voci di spesa dell’italia sono: gli interessi sul debito pubblico, stipendi dipendenti pubblici, pensioni, sanità. L’unico modo per uscirne, per noi, è l’indipendenza, l’economia italiana è basata sulla rapina alla padania e sul mantenimento del mezzogiorno.
La vicina Svizzera, quella che sta bene, ha una pressione fiscale molto più bassa (Iva massima all’8%, da noi al 22%), la sanità è privata con assicurazioni sanitarie, la previdenza obbligatoria bassa, poi ognuno sceglie se e quanto integrarla.
Ovvio che l’itaglia non farà mai nulla del genere, sarebbe segare il ramo su cui siedono i politici. Senza sanità con ruberie, mazzette, medicine strapagate per le case farmaceutiche, posti di primario per gli amici, previdenza con pensioni regalate a chi ha versato poco o nulla (ma deve votare per te), posti di lavoro fasulli e concessi a chi vota per te, una burocrazia elefantiaca necessaria per dimostrare che quei posti di lavoro pubblici non sono fasulli, ecc, ecc i politici come possono diventare ricchi ed esercitare il potere?
L’unica soluzione è l’indipendenza