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Piccolo e’ bello, sono 590 le micro web tv

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di GIANMARCO LUCCHI

Sono distribuite in maniera irregolare, con grande professionalità e fiuto per il business. Sono le micro web tv “esperienza di cittadinanza attiva digitale”, quindi provenienti dal basso: crescono seppur lentamente e si affermano come canali di comunicazione orizzontali e diffusi.

Lo afferma in comunicato l’Osservatorio Altratv.tv che, in occasione del settimo Rapporto Netizen, ha fotografato la realtà delle emittenti televisive italiane che operano sul web e che ormai raggiungono la quota di 590 emittenti. La densità maggiore si ritrova nel Lazio (102), seguito dalla Lombardia (85), la Puglia (63) e l’Emilia-Romagna (53). Le micro web tv sono aumentate in maniera minore rispetto allo scorso anno, registrando una crescita dell’ +11% (nel 2011 se ne contavano 533 con un aumento del +52% sull’anno precedente), ma sono più strutturate e con obiettivi più chiari.

Il settimo rapporto Netizen, dedicato agli internet citizen, ovvero i cittadini digitalizzati videomaker, mostra una rete italiana più matura e sicura. La ricerca annuale è ideata e promossa da Altratv.tv, osservatorio interuniversitario nato a Bologna nel 2004 e oggi vero e proprio network delle web tv italiane. Un universo in continua espansione la cui mappa interattiva è consultabile sul sito su www.altratv.tv, dove sono recensite tutte le 590 “antenne” di rete.

Canali che svolgono un ruolo di presidio territoriale sempre più permanente, sostituendo o integrando in modo sinergico l’informazione in zona fino a qualche tempo fa a stretto appannaggio delle tv locali: informano sulla cronaca e sugli eventi del territorio (33%), denunciano ciò che non va (15% si occupa di inchieste), creano un filo diretto tra cittadini e istituzioni (7% ha rubriche specifiche). E se i finanziamenti legati alla Pubblica Amministrazione diminuiscono attestandosi al 12%, migliorano i rapporti: per il 61% c’è riconoscenza e collaborazione tra web tv e PA (nello scorso anno il dato era fermo al 34%).

Si incrementano in modo considerevole i rapporti commerciali con le Piccole e Medie Imprese del territorio: l’80% delle web tv intrattiene rapporti di business, realizzando video su commessa (24%) o producendo pubblicità con pre-roll o banner (32%). Diminuiscono le web tv che si basano su donazioni o su risorse degli ideatori (il dato aggregato registra il 56%, sceso di meno della metà rispetto all’ultimo monitoraggio). Più business, con squadre più numerose (il 19% ha una squadra composta da 6 a 10 collaboratori) e mature (oltre la metà, il 53%, ha un’età compresa tra i 31 e i 40 anni, solo il 5% sono net-nativi).

Gli elementi di novità sostanziale sono rappresentati dall’adozione dei social network (per 8 canali su 10) e dalla integrazione con le piattaforme di video sharing: tra queste ultime eccelle YouTube, adottata come business partner per il 72% (nell’anno precedente era fermo al 60%) e si segnala Vimeo per l’11% delle web tv. L’82% delle antenne è su Facebook (e il 70% di loro con una pagina che sfiora i 5.000 fan), il 46% su Twitter e il 37% ha attivato un account su Foursquare e lo utilizza per fare marketing territoriale (nello scorso monitoraggio il dato era fermo ad un timido 12%).

Bassa invece la misurazione dell’efficacia dei social network: solo il 16% adotta monitoraggi qualitativi della conversazione in rete, mentre il 62% effettua valutazioni quantitative e il 22% non monitora affatto numeri e qualità sui social network. Emerge la crescita esponenziale della distribuzione multipiattaforma, che oggi predilige i mobile device  (preferiti dal 45%, a seguire il digitale terrestre per il 39%): le applicazioni per smartphone e tablet sono adottate dal 40% dei canali, mentre per il 56% verranno implementate nel prossimo futuro. Per il 14% i download superano le mille unità, ma addirittura il 63% non effettua tracciabilità dei download, non monitorando un servizio che comunque offre e soltanto il 3% applica “offerte pay” o “freemium”.

 

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