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Freedom: 18 settembre 2014, siamo tutti scozzesi

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di ROMANO BRACALINI

WALLACEI grandi giornali inglesi scrivono che il referendum scozzese si giocherà fino all’ultimo voto. E’ probabile che in questa sottolineata incertezza si esprima in realtà un auspicio di Londra, che può servire da stimolo agli indecisi. Perfino la regina è intervenuta, al pari del premier Cameron, per dire che sarebbe per lei un dolore se vincesse il fronte indipendentista. Cameron ha quasi pregato gli scozzesi di non fare a pezzi il regno dicendo che se “se ne vanno lo faranno per sempre”. Prevale il contingente e l’interesse di bottega. L’Inghilterra sa che parecchie cose cambierebbero senza il petrolio del Mare del Nord gestito dagli scozzesi. Ma i sentimenti del popolo scozzese si rifanno a un tempo lontano. La storia, nella sua solennità pedagogica, non cessa di risvegliare le coscienze. Gli eventi che l’hanno determinata sono pieni di ricordi esaltanti e angosciosi. ”Freedom”, fu il grido di William Wallace sul palco di morte nel 1306. Seguirono otto secoli di ribellioni e repressioni crudeli.Il re inglese più  crudele fu Edoardo I plantageneto che teneva in scacco la ribellione dei nobili scozzesi con l’esosità delle imposte che impoverivano il Paese e lo tenevano alla mercè della Corona. L’Inghilterra, pur avendone i mezzi coercitivi, non riuscì mai a domare il paese completamente. L’orgoglio scozzese si manifestava in una insopprimibile volontà di indipendenza e libertà. Non bastava far parte della medesima isola per sentirsi uguali. Gli scozzesi sapevano che gli inglesi volevano imporre le loro leggi e le loro abitudini.

Non è strano che le diversità del  vecchio continente tornino ad avere una straordinaria forza e attualità. Non si fanno le nazioni per decreto, meno che mai facendo ricorso alla forza. L’Europa è stata messa insieme per volontà delle corone che tenevano conto dei rapporti di forza tra gli Stati, ma ignoravano i sentimenti dei popoli. La Scozia è stata per secoli l’esempio più esecrabile di questo diffuso mercato. Nel XVI secolo venne introdotta la riforma protestante in Scozia, dove si diffuse il calvinismo nella forma presbiteriana, così da dar vita alla chiesa di Scozia da opporre a quella anglicana d’Inghilterra. Ma un’altra volta prevalsero le divisioni interne che indebolirono la causa scozzese. La Scozia si divise tra cattolici filofrancesi e protestanti filoinglese. Tutto ciò fece il gioco di Londra che aveva già coniato il “divide et impera” che avrebbe applicato con successo nel suo vasto impero fino all’Ottocento. La Scozia era sempre sull’orlo della guerra di ribellione; ma i clan continuavano ad essere divisi tra loro. Un po’ come i signorotti italiani del Medio Evo. In seguito alle ripetute sconfitte militari degli scozzesi nel 1650-51, la Scozia venne forzamene unita all’Inghilterra da Cromwell che non aveva esitato a ricorrere ai metodi più spietati. La restaurazione indusse re Carlo II nel 1660 a separare nuovamente la corona scozzese da quella dell’Inghilterra, sia pure unite nella persona del sovrano. Ma le persecuzioni messe in atto dal re cattolico Giacomo IV d’Inghilterra indussero i protestanti scozzesi a sostenere, contro la minoranza rimasta fedele agli Stuart, l’ascesa al trono di Guglielmo III d’Orange. Toccò quindi ai protestanti perseguitare i cattolici; queste ultime violenze insieme a una politica economica che danneggiava fortemente gli interessi scozzesi alimentarono nuovi profondi contrasti, che convinsero la corona inglese a unire in una sola monarchia e in un solo parlamento Scozia e Inghilterra. L’unione avvenne nel 1707. La Scozia diventava una provincia inglese, come l’Irlanda.

Nuovi tentativi insurrezionali fallirono, finchè ai primi del Novecento apparvero i primi partiti indipendentisti,tra cui il Partito Nazionale Scozzese (SNP) che aveva tra i suoi obiettivi l’autonomia della Scozia e un parlamento scozzese. Nel 1997 il governo laburista di Tony Blair promosse un referendum popolare, vinto a stragrande maggioranza dagli autonomisti,che ha consentito la Costituzione scozzese e un Parlamento a Edimburgo, e una propria sterlina scozzese. Ed ora,per completare il lungo itinerario storico, il referendum sull’indipendenza pensando ai sognatori senza i quali non si fa la storia.

 

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