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La francia forte. sarkozy non si sa, ma ci sara’

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di REDAZIONE

Un capitano non abbandona la nave in tempesta e Nicolas Sarkozy non vuole abbandonare la Francia in piena crisi: così il presidente uscente ha spiegato  in diretta ai francesi perchè si candida ad un nuovo mandato di cinque anni all’Eliseo. Lo slogan della sua campagna elettorale è La Francia forte, il distacco da colmare in questi due mesi nei confronti dell’avversario socialista, Francois Hollande, è di cinque punti secondo i sondaggi. «Sì, sono candidato alle presidenziali»: nessuno ne aveva mai davvero dubitato, ma l’altalena di ipotesi – nutrita ad arte dall’Eliseo – ha tenuto comunque alta l’attenzione sulle intenzioni del leader uscente. Cinquantasette anni, eletto la prima volta nel 2007, Sarkozy ha spiegato di aver deciso di chiedere la riconferma «da diverse settimane»: «Ho deciso – ha spiegato – perchè la situazione oggi in Francia, in Europa, nel mondo, che da tre anni affronta una successione di crisi senza precedenti, fa sì che non chiedere di nuovo la fiducia dei francesi significherebbe abbandonare il posto». Praticamente, come «il capitano di una nave che si trova in piena tempesta». Non ha esaurito la sua missione, Nicolas Sarkozy, anzi. Il presidente uscente ha vantato le riforme portate a termine – prime fra tutte quella dell’università e quella delle pensioni – ma ha promesso di «restituire la parola al popolo con i referendum», menzionando la prima di queste consultazioni, che punta ad inasprire le condizioni per l’elargizione del sussidio ai disoccupati. «Il presidente ha più doveri che diritti», ha sottolineato Sarkozy, aggiungendo di avere «delle cose da dire ai francesi, delle proposte da fare» per raggiungere quell’obiettivo di «Francia forte» condizione indispensabile affinchè il paese sia «protetto»: «se la Francia farà delle scelte che la situeranno nel nuovo mondo, sarà forte – ha insistito – se sarà debole, rimarrà esposta». «Dobbiamo continuare a fare cambiamenti», ha poi affermato il presidente, lanciando il progetto di riforme per i prossimi cinque anni. In qualche caso si tratta di pezzi di programma smarriti per strada durante il primo quinquennio: «non si può fare tutto in cinque anni – si è giustificato – da tre anni ci sono state crisi di una violenza inaudita».

Fra populismo e gollismo, il ricorso alla sovranità popolare è stato continuo nel discorso di candidatura di Sarkozy: «tanti francesi hanno la sensazione di essere privati del loro potere dalle elite, dai sindacati, dai partiti», ha detto. Quindi, la promessa chiave: «ogni volta che ci sarà un blocco, farò decidere al popolo francese. Le grandi decisioni saranno prese dai francesi, non in un angolo». C’è stato spazio per il «lavoro da riportare al centro di tutto», un pallino del Sarkozy edizione 2007, e naturalmente per i primi attacchi espliciti all’avversario socialista, che a Rouen, la sua città natale, è stato protagonista questa sera stessa di un grande comizio davanti ai suoi sostenitori: «è certamente una persona rispettabile», ha esordito. Ma subito dopo ha incalzato: «è ragionevole dire che si assumeranno altri 60.000 statali? È ragionevole dire che devono essere regolarizzati tutti gli stranieri?». Insomma, il nuovo Sarkozy è pronto ai blocchi di partenza, è un uomo che afferma di aver «imparato sulla Francia e sui francesi» in questi cinque anni. E di aver capito soprattutto che loro non vogliono «che si rinunci». Tutto è pronto: da oggi Sarkozy è anche su Twitter, domani primo comizio ad Annecy, domenica grande kermesse elettorale a Marsiglia. L’equipe che lo accompagnerà è ridotta e composta da sei fedelissimi, la portavoce è la rampante trentottenne ministra Nathalie Kosciusko-Morizet. Il Sarko II è in pista.

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