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Alitalia, il buco economico con le ali intorno

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di MATTEO CORSINI

Nelle intenzioni del governo precedente, la nuova Alitalia (Ita) avrebbe dovuto decollare in primavera, ma le cose sono andate per le lunghe, quindi la primavera divenne l’estate e nel frattempo cambiò il governo. Adesso siamo già passati all’autunno, considerando che l’accordo con la Commissione Ue continua a non giungere, di “confronto costruttivo” in “confronto costruttivo”. Che finora hanno prodotto solo rinvii.

Oggetto del contendere, da ultimo, i biglietti prevenuti da Alitalia, che non possono essere passati alla nuova compagnia (e che, a mio parere, solo una persona poco avveduta avrebbe potuto acquistare).

La parte interessante dell’ennesimo decreto che calcia avanti il barattolo, tuttavia, mi sembra quella in cui è scritto che, per garantire la continuità operativa di Alitalia, è prevista la proroga fino al 16 dicembre del termine di restituzione del prestito ponte da 400 milioni. Misura che, secondo il governo, “non comporta oneri a carico della finanza pubblica, trattandosi di un mero rinvio”.

Premesso che il precedente prestito ponte non è stato restituito, serve una grande fantasia per supporre che questo avrà una miglior sorte. Soprattutto, che il 16 dicembre sarà rimborsato con tanto di interessi, i quali, per simulare ipotetiche condizioni di mercato, sono pure fissati a livelli elevati (oltre 8%).

Che il mero rinvio non costituisca un onere (ulteriore) per la finanza pubblica sarebbe vero se quel credito fosse già stato integralmente (o almeno significativamente) svalutato. Ma queste non sono le circostanze, per cui si continua a considerare probabile al 100% la restituzione, con tanto di interessi.

Poi ci si lamenta se a nord delle Alpi hanno qualche perplessità.

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