di GIANFRANCESCO RUGGERI
Che l’I-taglia sia il paese delle tasse è arcinoto, né ci dovremmo stupire della fantasia del legislatore che ha pensato di tassare tutto il tassabile e oltre, condizione che si può sintetizzare con un vecchio e colorito modo di dire purtroppo sempre attuale: “oh governo ti ringrazio se per pisciar non pago dazio e se per far una cagata non serve carta bollata”.
Non ci dovremmo più stupire di nulla, dicevo, invece ammetto che questo stato riesce ancora a sorprendermi. È notizia recente, tutti coloro che sono stati condannati per le tangenti del Mose sono finiti nel mirino della Guardia di Finanza, perché non hanno pagato le tasse sulle tangenti!!! Si, è così, non ha pagato le tasse sulle tangenti!!!!!! Assurdo ma vero e per chi non ci crede…
http://www.veneziatoday.it/cronaca/accertamenti-fiscali-tasse-tangenti-mose-febbraio-2015.html
Rendiamoci conto della follia, anche volendo come si fa a dichiarare nel 740 una tangente: in che rigo la metti, in che quadro la inserisci, RT? Ricavo da Tangenti? Esiste? Ma poi come la fai una fattura per tangenti, la applichi l’IVA o sono esenti? E che aliquota metti? Invece dell’Imposta sul Valore Aggiunto, non sarebbe più corretto chiamarla IDP, l’Imposta sul Danno Procurato? Se poi chiedi una tangente ad un’impresa questa dovrebbe persino farti la ritenuta d’acconto… che rebelot! Ve la immaginate una telefonata di chiarimenti tra un politico con bustarella in mano e il numero verde di Equitalia? “Mi scusi sono l’onorevole Felice Intrallazzoni, ho qui una bustarella con un pacco di banconote da 500, saranno circa 10.000 euro… No, lo so che le devo denunciare al fisco, ma volevo sapere se posso almeno detrarre le spese sostenute per incassar la tangente… telefono, benzina, percentuale all’intermediario… pronto… pronto… c’è nessuno???”.
Cose che possono succedere solo in I-taglia, ma lasciamo da parte il lato comico perché alla fin fine non c’è nulla da ridere. Prendiamo il caso di chi, secondo le stime della Guardia di Finanza, ha intascato più di 10 milioni di tangenti e in tribunale è stato sanzionato con una multa di 2 milioni abbondanti: ora il fisco vuole applicargli l’aliquota massima, il 43%. Possiamo fare due considerazioni.
Primo se ipotizziamo una cifra lorda di oltre 10 milioni, tolti 2 milioni e rotti di sanzione e il 43% di aliquota massima rimane comunque una bella cifra e stiamo parlando di tangenti. Se uno di noi incassasse lecitamente lo stesso importo dovrebbe togliere il 22% di IVA, circa 2 milioni di euro, e poi pagare comunque il 43% di tasse. Più o meno la stessa cosa, se ne deduce quindi che in I-taglia alla fin fine che tu lavori onestamente o che tu prenda tangenti, anche se ti beccano, non c’è grande differenza.
Secondo, uno si immagina che i soldi delle tangenti vegano confiscati in toto, non che siano assoggettati a tassazione e basta! I soldi evasi sono considerati un illecito guadagno e te li fanno risputare tutti, con l’aggiunta di more, interessi, sanzioni e bolli, quindi ci si aspetta che i soldi delle mazzette siano per lo meno anche quelli un illecito guadagno, ovvero che vengano confiscati in toto, senza dimenticare comunque che in un paese civile dovrebbe esser ben più dannoso per la collettività un sindaco corrotto, che un droghiere abituato a vendere in nero le caramelle. Evidentemente non è così, perché la morale della favola è che allo stato non interessa molto la provenienza, la liceità del tuo guadagno, gli basta avere la sua fetta, avere la sua parte, insomma va bene anche la tangente sulla tangente! Per il resto potete fare il cavolo che volete!!!
La politica di questo stato è caduta così in basso che la moralità o immoralità si confondono con il lecito.
Questo stato ha reso legittimo l’illegittimo.
Intervistato da un giornalista un parente di quel delinquente che è stato ucciso con un colpo di fucile perché si apprestava ad assaltare una gioielleria ha dichiarato riferendosi al benzinaio che materialmente sparò: – “Doveva pensare ai cazzi suoi” -.
Sembrava sentir la voce dell’onorevole Razzi quando in Parlamento concede “quell’intervista” che avrebbe dovuto nelle sue intenzioni, forse, rimanere segreta.
Intervista che, lungi dal farlo “sbattere fuori” da quel luogo, gli è valsa una popolarità che un politico con altri principi, che noi definiremmo onesti, non potrà mai sognarsi di raggiungere.
Questo stato è al capolinea.
La malavita è saldamente nelle “stanze del potere”, come si dice.
In pericolo sono solo le persone oneste.
Basti pensare all’ultimo Presidente del Consiglio: indagato per aver gravato i conti pubblici quand’era in Regione Toscana, ha promosso, pochi giorni dopo, il giudice che contro ogni logica lo ha assolto, ad una carica più prestigiosa ed economicamente più pagata: in questo caso l’aumento di stipendio è una tangente che paghiamo noi incolpevoli cittadini.
Per tacere dell’altro scandalo che riguarda sempre il medesimo personaggio, indagato, con tutta la famiglia al completo, per bancarotta fraudolenta.
Oramai l’ex boy scout cattolico approdato al post-comunismo rappresenta la sintesi degli schieramenti contrapposti che dalla fine della guerra fingevano di combattersi per appropriarsi di quanto più bottino possibile del frutto del lavoro degli italiani.