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Altro che ipermercati, il vero problema dei bottegai è lo stato

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di FABRIZIO CHECCHI

Lavoro nel mondo del retail (nei negozi per intenderci) e spero che ora tutti si possano rendere conto della bruttezza delle strade con i negozi chiusi, del buio, della sensazione di insicurezza. Spesso quando si parla di commercio si pensa solo a posti dove comprare le cose, oramai antichi, visto che “c’è amazon”, ma i negozi sono di più, sono qualcosa di vivo e, soprattutto, di utile.

I negozi, inoltre, fanno parte del territorio, conoscono le persone, puliscono il marciapiede e impediscono che le strade diventino discariche.

La politica dovrebbe solo farsi da parte, dire vi lascio un anno senza rompervi le balle, niente adempimenti inutili, iva ridotta (come in Germania), cedolare al 10%, sconto sulla TARI (che per le attività è un furto), niente stronzate burocratiche sottoposte a controlli di controllori non sempre onesti, autorizzazioni, certificazioni, asseverazioni un mare di soldi che non servono a nulla e che vengono tolti al magro incasso.

Rinascerebbe il pizzicagnolo col prosciutto buono, il ferramenta che sa riparare una lampadina e le mercerie che hanno i calzini quando ti servono. Nascerebbero migliaia di attività sane, posti di lavoro veri e persone autonome che non prendono il pane dallo stato cosa che dovrebbe essere l’obiettivo di una politica sana ma temo di sbagliarmi.

Il tutto senza costi, perché se i negozi sono chiusi non pagano nulla, basterebbe togliere la burocrazia dalle scatole.

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