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Anche la politica monetaria europea si tinge di verde

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di MATTEO CORDINI

Mentre operatori di mercato intossicati di droga monetaria elargita dalle banche centrali in dosi da cavallo per anni e anni reagivano entusiasti dopo il rialzo di 50 punti base annunciato dalla BCE il 2 febbraio per via del fatto che, durante la conferenza stampa, la presidente Christine Lagarde si è contraddetta alternando affermazioni da falco ad affermazioni da colomba (secondo l’ornitologia del settore), in pochi suppongo abbiano prestato attenzione al documento pubblicato dalla stessa BCE in merito alle modalità tecniche con cui procederà, a partire da marzo, a ridurre di 15 miliardi al mese i reinvestimenti di titoli in scadenza accumulati nell’ambito del quantitative easing.

Per quanto riguarda i titoli emessi da società, la BCE intende dare una svolta green agli acquisti.

  • “La presenza sul mercato dell’Eurosistema durante il periodo di reinvestimento parziale si concentrerà pertanto sugli acquisti sul mercato secondario. Tuttavia, gli emittenti societari non bancari con una migliore performance climatica e le obbligazioni societarie green continueranno ad essere acquistati sul mercato primario. Infine, il Consiglio direttivo ha deciso di orientare maggiormente i suoi acquisti di obbligazioni societarie verso emittenti con una migliore performance climatica durante il periodo di reinvestimento parziale. Fatto salvo l’obiettivo di stabilità dei prezzi della BCE e in linea con il piano d’azione per il clima del Consiglio direttivo, questo approccio sosterrà la graduale decarbonizzazione delle obbligazioni societarie detenute dall’Eurosistema, in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.”

In sostanza, chi emetterà green bond vedrà la BCE sia tra i sottoscrittori sul mercato primario, sia godrà di un canale preferenziale sul secondario. Il tutto ovviamente creerà un vantaggio per questi emittenti in termini di minor costo del debito, a parità di altre condizioni.

Già sul fronte dei requisiti patrimoniali le norme stanno subendo una tinteggiata di verde, il che spingerà le banche a erogare credito per progetti green a condizioni migliori. Il tutto prevedibilmente accompagnato da dichiarazioni tese a mettere in evidenza la virtù ambientalista delle stesse. La realtà è che le regole abbracceranno questa svolta green, anche perché finanziare progetti “brown” sarà via via più esoso in termini di requisiti patrimoniali, anche a fronte di una buona solvibilità del debitore.

Tuttavia, gli acquisti di titoli da parte della BCE sono stati sempre giustificati con l’obiettivo primario di portare l’inflazione dei prezzi al consumo al 2% annuo nel medio termine. Per quanto ci siano motivi per dubitare di tale reiterata affermazione, adesso a quell’obiettivo ufficiale se ne affianca uno che non ha nulla a che fare con la politica monetaria.

Poi non mi stupirei se presto comparissero sul sito della stessa banca centrale degli studi condotti da suoi ricercatori (ovviamente del tutto indipendenti dal Consiglio direttivo, ci mancherebbe!) tesi a dimostrare che la corsia preferenziale riservsata ai green bond sia di aiuto a raggiungere prima l’obiettivo statutario sui prezzi al consumo. Resta il fatto che questa è politica, ma non monetaria.

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