Da qualche tempo leggo i post di Narayana Kocherlakota su Bloomberg View, e quasi sempre mi trovo in disaccordo con ciò che scrive. Questa volta confesso di aver dovuto leggere il post due volte, perché faticavo a credere che fosse possibile pensare (prima ancora di scrivere) cose del genere. Essendo in disaccordo dalla prima all’ultima riga, di fatto lo riporterò per intero. Già l’inizio è tutto un programma.
“Se credete che immischiandosi con i mercati finanziari il governo sia stato responsabile dell’ultima recessione e della debole ripresa, potreste aver ragione. Ma probabilmente non nel modo che pensate”. Ovviamente sono tra coloro che credono che l’interventismo abbia causato la recessione, peraltro non solo l’ultima.
“Immaginate cosa succederebbe in un libero mercato se tutti improvvisamente decidessero che la futura crescita economica fosse molto lenta. Il prezzo degli asset sicuri come i titoli di Stato americani – asset che pagano anche in un contesto di bassa crescita – aumenterebbero rapidamente. Di conseguenza i tassi di interesse reali, che si muovono sempre in direzione opposte al prezzo degli asset sicuri, cadrebbero. Da un punto di vista di principio, se la domanda di asset sicuri fosse abbastanza forte, i tassi di interesse reali potrebbero diventare fortemente negativi”. In sostanza, Kocherlakota sta prefigurando uno scenario in cui i tassi di interesse diventano negativi in un libero mercato. Una circostanza che non si è mai verificata. Al contrario, l’attuale contesto di tassi negativi non è frutto di dinamiche di libero mercato, ma dei pesanti interventi delle banche centrali, non da ultimo quella americana, dove Kocherlakota ha lavorato fino a poco tempo fa. Sia con riferimento agli acquisti nell’ambito del Qe, sia nelle regole che spingono banche e assicurazioni a imbottirsi di titoli di Stato perché considerati privi di rischio ai fini prudenziali, con la conseguenza di poter essere finanziati senza dover fare ricorso a patrimonio. Ma andiamo avanti.
“Tuttavia due meccanismi governativi impediscono ai tassi di interesse reali di diventare molto negativi. Il primo è il denaro contante: finché la gente può possedere denaro, che perde valore solo al tasso di inflazione, non comprerà asset sicuri che rendano ancora meno. Il secondo è la promessa della banca centrale di mantenere il tasso di inflazione basso e stabile – attorno al 2 per cento nella maggior parte dei Paesi sviluppati. Di conseguenza, la gente non ha motivo di detenere un asset che renda meno del -2 per cento (forse -3 per cento, considerando che il denaro è ingombrante e difficile da custodire). In altri termini, gli Stati – emettendo denaro e gestendo l’inflazione – pongono un limite alla discesa dei tassi di interesse e a quanto possono salire i prezzi degli asset sicuri. Difficilmente questo è un libero mercato”. In effetti non è proprio un libero mercato, ma Kocherlakota sta totalmente stravolgendo la realtà dei fatti. Se c’è qualcosa che governi e banche centrali fanno è distorcere i tassi di interesse al ribasso, non certo al rialzo.
“Come ogni interferenza governativa, ciò causa inefficienze. Impedendo ai prezzi futuri di beni e servizi di aumentare troppo al di sopra dei prezzi attuali, pone un limite alla domanda di beni e servizi. La domanda debole, a sua volta, spinge le imprese ad assumere e investire meno nello sviluppo di nuove tecnologie, lasciando la forza lavoro sottoutilizzata e la produttività bassa. Suona familiare?”. Se qualcuno crede che Kocherlakota sia un paladino del libero mercato, gli consiglio di non illudersi. Ciò detto, supporre che governi e banche centrali abbiano creato troppa poca inflazione è segno di disprezzo della realtà o di perdita del lume della ragione, perfino per il più accanito dei keynesiani.
“Qual è la soluzione per questo problema? John Williams, presidente della Federal Reserve di San Francisco, ha offerto alcune idee, come aumentare i target di inflazione – ma questi sono al più dei rimedi parziali. La risposta corretta è abolire il contante e passare completamente al denaro elettronico… Siccome il denaro elettronico può avere qualsiasi rendimento, i tassi di interesse potrebbero diventare negativi quanto fosse richiesto dal mercato”. Quello di abolire il contante è uno strano modo di rendere il mercato più libero. Probabilmente i comuni mortali non capiscono niente, ma suppongo che, tranne Kocherlakota, sarebbero in pochi a considerare l’abolizione del contante una rimozione di un vincolo al libero mercato. Non a caso, ad auspicare l’abolizione del contante generalmente sono superstatalisti (e tassatori) al di sopra di ogni sospetto.
“Alcuni gruppi di persone, in particolare pensionati e pensionandi, potrebbero reagire con orrore a una simile idea. C’è da aspettarselo. Dopo tutto, i consumatori nei Paesi poveri rispondono in modo simile alla rimozione di tetti distorsivi ai prezzi, dal pane al latte. Ciò non rende i controlli dei prezzi desiderabili. Se un governo vuole redistribuire risorse ad anziani e poveri, è molto meglio dar loro denaro”. Confesso di non essere pensionato, né di essere vicino alla pensione, ma l’idea di Kocherlakota fa orrore anche a me. Per di più, tirare in ballo i prezzi “politici” imposti ad alcuni beni è totalmente fuorviante. Anche perché, va ribadito, se c’è stata distorsione dei tassi di interesse è sempre stata al ribasso. In altri termini, i tassi di interesse non sono mai scesi in territorio negativo autonomamente perché generalmente le persone danno più valore a un bene presente rispetto a un bene futuro. E per quanto a Kocherlakota piaccia fantasticare, anche l’esperienza empirica, oltre al buon senso, non supporta il suo punto di vista.
“Se il contante fosse abolito, sarei favorevole all’adozione di due misure complementari. Primo, invece di avere un target di inflazione positiva, le banche centrali potrebbero avere come obiettivo la vera stabilità dei prezzi cercando di mantenere il livello dei prezzi costante nel tempo (per essere chiari, ciò sarebbe disastroso se prima non fosse abolito il contante). Secondo, il denaro fornisce un servizio ulteriore rispetto a essere riserva di valore e mezzo di scambio: è anonimo e così assicura la privacy delle transazioni. In sua assenza, i governi dovrebbero consentire al settore privato di offrire alternative con le stesse caratteristiche di attrattività”. Tanto per favorire il libero mercato, oltre all’abolizione del contante Kocherlakota sarebbe quindi favorevole a ulteriori due interventi. Se esistesse un premio in memoria di Murray Rothbard sarebbe un candidato con grandi credenziali! Posto che non esiste un livello generale dei prezzi, bensì solo indici arbitrari sia nella composizione, sia nei pesi attribuiti ai singoli beni e servizi compresi nel paniere, l’idea di mantenere costanti i prezzi è in estrema antitesi con il libero mercato. I prezzi devono essere liberi di muoversi in funzione di domanda e offerta, le quali non devono essere distorte da interventi di banche centrali e governi. Anche abolendo il contante gli interventi tesi a stabilizzare i prezzi sarebbero disastrosi. Quanto all’anonimato, l’unica possibilità sarebbe quella di togliere valore legale alla moneta (governativa) gestita dalla banca centrale. Ma questo, per quanto auspicabile, sarebbe in netto contrasto tanto con l’idea di abolire il contante, quanto con quella di stabilizzare (o comunque condizionare) i prezzi. Kocherlakota sembra fare (o essere in) confusione.
“Abbiamo sopportato una profonda recessione e una ripresa misera perché lo Stato, tramite la fornitura di moneta, interferisce con il funzionamento corretto dei mercati finanziari. Perché non assicurare che ciò non accada di nuovo”? Obiettivo condivisibile. Di certo non raggiungibile seguendo la proposta di Kocherlakota.
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