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Armi, altro che semplificazioni, la Lega ha solo aumentato i problemi per chi le detiene

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di CLAUDIO MARTINOTTI DORIA

Dopo la recente rinnovata barzelletta tragicomica de “ un italiano, un francese e un tedesco” che si sono recati a Kiev, oggi proporrei quella altrettanto tragicomica de “un carabiniere, un poliziotto e un libertario”.

Entrambe fanno ormai parte della collana “ Manicomio a cielo aperto” che caratterizza le nostre deliranti coordinate politico sociali, nel senso che quando solo i peggiori raggiungono posizioni di potere istituzionale, può succedere di tutto, sempre in negativo, non essendoci limite al peggio.

Come affermava con raffinati francesismi uno che se ne intendeva, “tutto ciò che la politica tocca diventa merda” (Ringo Starr), il miglior servizio che i politicanti potrebbero fornire alla società sarebbe di limitarsi a non fare nulla, recitare la loro parte astenendosi dall’arrecare danni, ma forse sarebbe pretendere troppo. Come affermava Einstein, sul fatto che l’Universo fosse infinito si poneva ancora dei dubbi, ma non ne aveva sul fatto che la stupidità umana fosse sconfinata.

Personalmente possiedo armi da oltre 40 anni e non ho mai avuto problemi, anche perché non c’è mai stata né improvvisazione né approssimazione essendoci sufficiente background per maneggiarle: istruttore tecnico durante il servizio militare di leva, poi frequentatore di poligoni di tiro, iscritto a UNARMI per la difesa dei diritti dei detentori legali di armi,  più volte in possesso di porto d’armi per uso sportivo, con concessione di licenza di collezionismo d’armi, ecc…

Ultimamente invece i problemi si sono presentati numerosi, paradossalmente proprio dopo che la politica se ne occupata per “favorire l’uso delle armi a scopo di difesa domiciliare”, cioè dopo che alcuni anni fa la LEGA di Salvini aveva sbandierato ai media che la legge da loro fatta promulgare avrebbe migliorato la situazione. Ricordate quanto sopra: quando la politica tocca qualcosa diventa merda.

Non intendo entrare nei dettagli, perché questo non vuole essere un articolo tecnico, ma solo espositivo di una situazione assurda degenerata oltre ogni previsione.

Ebbene da allora anche per la semplice detenzione occorre eseguire una procedura che è simile e onerosa come per la richiesta del porto d’armi. Alla faccia della semplificazione e agevolazione. Non solo, da allora si sono accentuati i controlli, con una discriminante kafkiana, nel senso che sono penalizzati coloro che vivono fuori città.

In città la giurisdizione è della Polizia di Stato la quale si limita ad applicare alla lettera la legge sulle armi, che tutti coloro che ne possiedono con cognizione di causa conoscono, e che consente di detenere armi e munizioni, tranne che per le armi in collezione ovviamente, queste ultime devono essere detenute solo per essere conservate e non utilizzate. Coloro che vivono in campagna sono invece soggetti alla giurisdizione della più vicina Stazione dei Carabinieri e loro applicano soprattutto le direttive e circolari che ricevono dai loro comandi, e dai due ministeri da cui dipendono, sia la Difesa essendo militari (Arma autonoma delle Forze Armate) e sia dall’Interno.

Negli ultimi anni è divenuto ormai evidente lo scopo che tali ministeri si sono posti: disarmare il maggior numero possibile di cittadini, per renderli indifesi e inermi, in modo che lo Stato abbia l’esclusivo monopolio del ricorso alla forza e alla violenza. Secondo la concezione manifestata dai Carabinieri, che ne parlano come fosse legge dello stato, invece sono abusi di potere manifestati tramite disposizioni interne, i detentori di armi non possono possedere munizioni, cioè le armi la persona autorizzata le deve detenere solo come oggetti ornamentali ad uso estetico, e non per difesa personale.

In base a questa concezione limitativa se qualche malintenzionato si dovesse introdurre in casa ci si dovrebbe limitare a telefonare ai Carabinieri perché intervengano, sempre che si riesca a farlo e che arrivino per tempo, cosa di cui è lecito dubitare, soprattutto vivendo fuori città.

Prima della legge voluta dalla Lega le cose non stavano così, quindi sono riusciti a peggiorare le cose. Motivo per cui dopo accurati controlli sulle armi ho dovuto privarmi delle munizioni consegnandole ai Carabinieri. A meno di opporsi ricorrendo ad un legale con relativi oneri.

Ma non è finita qui, alla burocrazia delirante non ci sono limiti. I controlli sono andati oltre, pretendendo che per ogni arma si risalisse a tutta la sua cronistoria, dalla produzione al mio possesso, con tutti i passaggi di mano, come se potessi ricordarmi dopo 40 anni dove ho acquistato ogni singola arma, per quelle nuove ovviamente si ricorre alle armerie e ci si può ricordare dove si sono acquistate, ma per quelle usate? Come ci si può ricordare da quali soggetti si sono acquistate? Ovviamente ogni singola arma era stata denunciata regolarmente nei tempi previsti e quindi la documentazione dovrebbe già essere archiviata presso gli uffici istituzionali competenti, Polizia e Carabinieri, e non c’è una legge che afferma che se i documenti sono già in possesso delle pubbliche amministrazioni queste non dovrebbero pretenderli dai cittadini?

Personalmente, come credo facciano in molti, per non accumulare troppi documenti che ingombrano, ogni 10 anni faccio un repulisti generale, e quindi detengo solo i documenti degli ultimi dieci anni, altrimenti in casa dovremmo tenere degli archivi come negli uffici pubblici. Quindi la documentazione di 40 anni fa non era più in mio possesso.

La procedura di controllo cui ho fatto cenno è durata dei mesi, l’incartamento sulle armi da me possedute ha preso la forma di un faldone che deve aver richiesto decine di ore di lavoro per i carabinieri che si sono dedicati. Ma non doveva essere tutto digitalizzato nella pubblica amministrazione? A me ha ricordato la burocrazia borbonica dell’800.

Infine, come capita quasi inevitabilmente, sono venuti fuori strafalcioni e castronerie compiute in passato dalla pubblica amministrazione, di cui io non mi ero accorto, perché parto dal presupposto (erroneo) che le istituzioni sappiano quello che fanno e quindi non controllo l’esito del loro lavoro, limitandomi a portare a casa i documenti che mi rilasciano. Per cui è emerso che la Polizia nella licenza di collezionismo aveva segnato due armi con lo stesso numero di matricola, in pratica hanno praticato uno sdoppiamento o riproduzione parapsicologica, per cui figurava che io avessi due armi identiche in tutto, calibro e numero di matricola. I Carabinieri durante l’esecuzione del controllo avrebbero potuto pretendere che io mostrassi entrambe le armi, altrimenti potevano pensare che una delle due l’avessi nascosta per usi impropri.

Fortunatamente la situazione non è degenerata fino a questo punto, comprendendo l’errore si sono limitati a esigere che provvedessi a farlo correggere. Bontà loro.

Recatomi alla Polizia per far correggere l’errore ho avuto da loro stessi la conferma che era un mio diritto detenere anche le munizioni e quindi la pretesa dei Carabinieri di sottrarmi le munizioni era arbitraria. Ovviamente questi ultimi eseguono gli ordini che ricevono e quindi significa che alcune istituzioni politiche stanno utilizzando l’Arma dei Carabinieri, la più affidabile dal loro punto di vista, per applicare queste risoluzioni arbitrarie e illegittime. Del resto negli ultimi due anni e mezzo di comportamenti illegittimi e anticostituzionali ne abbiano visti a iosa da parte delle istituzioni, per cui se non ne approfittano ora che ormai il gregge umano servile e addomesticato si è sottomesso al dominio unilaterale e distopico, quando si ripresenterà mai più un’occasione simile per attuare i loro piani di potere e controllo?

Concludo ribadendo quanto affermo da molto tempo, ogni cittadino idoneo dal punto di vista psicofisico e sociale ha il pieno diritto di detenere armi e munizioni, anche se si è contrari o si prova repulsione per le armi non importa, il diritto dovrebbe essere ribadito da tutti per l’interesse dell’intera collettività, perché ha lo stesso valore della difesa del contante. Anche chi preferisce usare carte di credito o vorrebbe aderire alla moneta digitale, dovrebbe capire quanto sia importante mantenere il diritto all’uso del contante, eliminato il quale la libertà è minacciata, perché potrebbero impedire in ogni momento l’accesso ai proprio denaro depositato in banca. Difendere il contante significa difendere la propria libertà, così come difendere il diritto di possedere armi e munizioni, tolto il quale tutti saremmo in pericolo di subire abusi e limitazioni della propria libertà senza potersi difendere.

Se non riuscite a capirlo allora siamo spacciati e qualsiasi imbecille con i gradi da caporale alla Totò potrà imporci quello che vuole e che gli hanno ordinato di pretendere da noi.

Tratto da qui

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