Gli amici veneti-brasiliani mi girano una gran bella notizia: la seconda edizione del “Dissionario talian-portoghese” di Darcy Loss Luzzatto è disponibile anche su Amazon.
Darcy Loss Luzzatto, vulcanico autore ed editore, è l’alfiere di tutti coloro che parlano el “talian” (o veneto-brasiliano), una vera e propria leggenda vivente della lingua e della cultura taliana; dopo aver stampato volumi come “Talian: Nocoes de gramatica, historia e cultura”, in pratica un manuale per imparare “el talian” ad uso dei ..brasiliani, “El nostro parlar”, “Ghen ‘avemo fato arquante”e tanti altri, ecco questa nuova fatica: pagine e pagine di temini come fàvaro, cuciaro, cunicio tradotti in portoghese con relative spiegazioni.
Per esempio, freschin, praticamente intraducibile in italiano, in brasiliano diventa “odor desagradavel” e per spiegarlo meglio l’amico Darcy aggiunge un ” Che bira zela questa? La sa de freschin!” che non ha bisogno di ulteriori spiegazioni…..
Una lingua, “el talian” o veneto-brasilian, che va considerata l’ultima lingua neo-latina conosciuta, singolare koinè su base veneto-centrale nella quale si innestano termini brasiliani; una lingua “viva”, usata quotidianamente sul lavoro o all’università, per scrivere canzoni e poesie, per fare teatro, alla radio o alla tv.
Emblematico il caso di Serafina Correa, cittadina di 12.000 abitanti dove per una settimana all’anno il talian è “lingua ufficiale”.
E proprio a Serafina Correa, nel Rio Grande do Sul, risiede Paulo Massolini, medico chirurgo, discendente di famiglie che arrivano dalle provincie di Bergamo, Pordenone e Vicenza, che ha portato il “talian” ad essere riconosciuto dal governo federale di Brasilia come “Patrimonio Culturale Immateriale del Brasile”, prima lingua minoritaria brasiliana che ha ricevuto tale riconoscimento; il talian viene correntemente parlato da milioni di brasiliani, ed è la seconda lingua più parlata dell’immenso paese latino-americano dopo il portoghese.
Pochi conoscono le dimensioni dell’emigrazione veneta: dal 1875 in avanti si calcola che quasi un milione di veneti abbiano cercato fortuna all’estero, viste le disperate condizioni nelle quali si era venuta a trovare la nostra regione all’indomani dell’annessione all’Italia.
In buona parte andarono in Brasile, soprattutto negli stati meridionali, Rio Grande do Sul, S. Catarina, Paranà. Qui fondarono paesi e città, rimanendo però fedeli alla loro cultura, alle loro tradizioni, alla loro lingua.
Ma facciamo parlare i protagonisti. Ecco come inizia la presentazione della prima edizione padre Rovilio Costa dell’Academia Rio-Grandense de Letras, autorevolissimo esponente della cultura taliana, autore di decine di volumi, alcuni dei quali pubblicati dalla Fondazione Agnelli:
“Darcy Loss Luzzatto no’l ga mai desmentegà la so lengua. E atraverso la lengua no’l ga mai desmentegà la so gente, la so storia.”
E dopo una ricostruzione quanto mai dettagliata dei primi anni di emigrazione veneta, lancia un chiaro messaggio a chi arriva dall’Italia e dal Veneto:
“Prima de tuto, che i italiani, sia veneti o de altre region, i vegna in Brasil rispetando la nostra cultura taliana, la nostra lengua che la ze el Talian, no par imporre el so modo de veder e de far”
E più avanti: “Par noantri l’è importante l’italiano, e l’è importante el talian, questo parchè, solo questo, lo ghemo parlà fin incoi. E i nostri genitori i ze stai proibidi de parlar Talian e no italiano che no i lo ga mai imparà.” Si calcola infatti che appena l’un per mille degli emigranti approdati in Brasile sapesse parlare l’italiano ufficiale (il toscano).
E l’introduzione dell’autore, inizia così:
“I nostri vecii, co i ze rivadi, oriundi de i pi difarenti posti del Nord d’Italia, i se ga portadi adrio no solche la fameia e i pochi trapei che i gaveva de suo, ma anca la soa parlada, le soe abitudini, la soa fede, la so maniera de essar…. Qua, metesti tuti insieme, par farse capir un co l’altro, par forsa ghe ga tocà mescolar su i soi dialeti d’origine e, cossita, pianpian ghe ze nassesto sta nova lengua, pi veneta che altro, parchè i veneti i zera la magioranza, el Talian o Veneto brasilian.”
E conclude con una poesia che dovrebbe essere diffusa nel nostro Veneto, dove scandalosamente c’è gente che si vergogna di parlare la lingua veneta, e soprattutto nelle nostre scuole:
“Com’e bela ‘a nostra lengua, com’è melodiosa. E poetica.
Basta parlada con orgolio e alegria, mai con paura o co la boca streta e vergognosa. E si con onor, con tanto tanto amor e simpatia”.