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Assistenzialismo e burocrazia; l’imbroglio degli stati uniti d’europa

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di GERARDO COCO

Alla fine della seconda guerra mondiale, con il trattato di Parigi del 1951 i due storici antagonisti, Francia e Germania promossero la comunità del carbone e dell’acciaio, la Ceca, a cui poi aderirono l’Italia e i paesi del Benelux. L’idea di sfruttare l’interesse comune per la produzione di due materie prime essenziali allo sviluppo economico aveva diversi obiettivi: sopprimere le barriere doganali; riconciliarsi con i tedeschi e scongiurare nuove guerre; dare anche al’Italia, dopo il suo ruolo nel conflitto mondiale l’opportunità di ristabilire le proprie credenziali. L’accordo ebbe per oggetto l’acciaio e il carbone perché sono i prodotti principali per gli armamenti: se si promuoveva la pace interna non si poteva garantire quella esterna che poteva essere compromessa dal pericolo sovietico. Pertanto l’iniziativa, ebbe l’approvazione degli Stati Uniti che, vedevano di buon occhio la formazione, in prospettiva, di un unico interlocutore per la Nato. Non si può negare quindi che la Ceca sia stato un trattato efficace. Ma già da allora si coltivava il sogno politico di trasformare il futuro mercato comune in una federazione europea.

Quando i politici hanno un “sogno” bisogna subito allarmarsi: quasi sempre finisce in catastrofe. Non appena cozza contro la realtà, invece di fare marcia indietro, i politici diventano aggressivi, dispotici, reclamano più potere per realizzare il loro sogno e accumulando sempre più errori creano una crisi dietro l’altra. Questa, in fondo, è la storia dell’Unione Europea.

Nel Trattato di Roma (Marzo 25, 1957) che istituiva la Comunità Economica Europea (CEE) c’erano già tutte le componenti del sogno: Il preambolo,tra l’altro, recita: “Determinati a porre le fondamenta di una unione sempre più stretta fra i popoli europei”.

Dopo 60 anni questo obiettivo è ancora all’ordine del giorno essendo fallito per non aver tenuto conto della realtà. Cosa significava unione più stretta? Significava creare una federazione europea i cui membri sarebbero diventati parte costitutiva. Ma enunciare chiaramente tale finalità fu ritenuto pericoloso perché, implicando la cessione di sovranità a un futuro governo centrale, rischiava di essere subito respinta dai firmatari. Fu un grave errore avere taciuto le vere intenzioni e non avere avuto il coraggio della chiarezza per paura di compromettere il sogno. Prevalse il metodo di uno dei padri di questo sogno, Jean Monnet che anni prima aveva dichiarato: Questo progetto sarà realizzato un passo dopo l’altro, mascherandolo da fine economico, ma diretto inevitabilmente e irreversibilmente verso un’unione politica. Così non è stata mai dissipata l’idea della macchinazione e dell’imbroglio a danno degli europei che ha accompagnato il progetto europeo. Tale mancanza di trasparenza ha contaminato i trattati di integrazione successivi, in particolare quello di Maastricht del 1992 che istituiva l’Unione Europea vera e propria. Qui si fissarono i parametri economici e sociali per l’ingresso nell’Unione approvando linee e tappe per l’introduzione della moneta unica. Il trattato di Maastricht fu un fallimento già sulla carta. Gli architetti europei progettarono una casa partendo dal tetto. Se la fase federativa fu taciuta nel Trattato di Roma, nel trattato fondativo di un’unione monetaria avrebbe dovuto essere articolata in profondità essendo il presupposto stesso di una moneta comune. Invece fu saltata a piè pari come si trattasse di un’opzione. Facciamo la moneta comune poi si vedrà: questa è la sintesi di Maastricht. Fu un atto di irresponsabilità imperdonabile che ha poi screditato l’idea di unificazione propagandata anche come Stati Uniti di Europa, per designare l’alternativa competitiva al dollaro.

Nessuna unione monetaria può funzionare senza una vera federazione che comporta un governo centrale e un unico debito nazionale. L’unione monetaria del dollaro, l’unica ad essere sopravvissuta dopo due secoli, è nata con un governo unico, con un unico debito consolidando quello degli stati confederati, istituendo un dipartimento del Tesoro e una banca nazionale. Solo il debito nazionale o debito federale emesso da un unico Tesoro, con un unico tasso di interesse qualifica dal punto di vista economico finanziario un’unione monetaria, non quello emesso dai singoli stati confederati emessi con tassi di interesse diversi in funzione del rischio. Questo non è un particolare tecnico, è un presupposto assolutamente cruciale da comprendere. Solo il debito emesso dal dipartimento del tesoro costituisce riserva bancaria e collaterale qualificato nelle operazioni di prestito. Il governo centrale americano non interferisce con i bilanci dei governi locali che mantengono la loro sovranità in quanto il loro debito è regolato dai tassi di interesse di mercato e non si verificano necessità di salvataggi di uno stato da parte di un altro. Il rischio economico-politico è unico: quello del governo americano, non degli stati membri. Questo è tipo di percorso che Maastricht avrebbe dovuto sottoporre ai paesi membri.

Il consolidamento del debito è necessario per evitare il contagio che si diffonderebbe dando a debiti separati e con diversi gradi di rischio lo status di riserva monetaria. Cosa succederebbe se le riserve bancarie statunitensi fossero costituite dai titoli emessi dai diversi 50 stati americani invece che da quelli del governo federale? Quello che è accaduto nell’unione monetaria europea: il caos. Convertendo subito i debiti in euro senza prima consolidarli si sono mantenuti intatti e separati i rischi politici e finanziari sottostanti che i mercati hanno prezzato. Il rischio europeo è così diventato non il rischio dell’unione monetaria ma quello degli stati membri. La banca centrale americana emette moneta a fronte del debito statunitense con un unico tasso di interesse, non a fronte di quello degli stati federati che hanno tassi di interesse diversi. La banca centrale europea, invece, non può far altro che emettere moneta a fronte del debito dei singoli stati membri con tassi di interesse e rischi diversi perché non esistendo un debito consolidato è una falsa unione monetaria.

Pertanto la banca centrale europea in un primo tempo ha occultato i rischi con un tasso di interesse uniforme dando lo status di riserva bancaria a debiti di paesi potenzialmente insolventi incentivandone non solo i deficit ma utilizzando i titoli rappresentativi di questi deficit come collaterale qualificato per concedere prestiti. Risultato: crisi dei debiti sovrani e, in contemporanea, contagio nel settore bancario finanziario nell’Europa intera e resto del mondo. Successivamente, per evitare ulteriori contagi si è dovuto ricorrere all’austerità e ai salvataggi bancari da parte dei depositanti. Il tutto è molto più di un errore di metodo, è il frutto di un’ignoranza così profonda da risultare criminale.

L’unico modo realistico per tentare di realizzare l’Europa era di federare i debiti facendoli facendoli assumere da un governo centrale creando il debito europeo con un unico tasso di interesse e fare della moneta unica una vera moneta di riserva. Non esistevano altre strade. L’abissale ignoranza dei politici in materia monetaria e finanziaria li ha portati invece a credere che il presupposto dell’Europa fosse una gigantesca burocrazia addestrata a esercitare il controllo fiscale sugli stati indipendenti che in una struttura consolidata non esiste.

Consolidare i debiti non significava metterli in un calderone: si sarebbe dovuto prima, rettificarli in base ai valori reali per evitare che fosse poi il mercato a svalutarli innescando problemi di spread, crisi consecutive, salvataggi multipli, disunione, risentimenti tra paesi membri e interventi repressivi sui paesi da parte di un finto governo europeo che fa pagare ad altri la propria incompetenza. Ai tempi di Maastrich, quando c’era maggior disponibilità verso l’Europa che non era ancora vista come la nemica dei popoli, forse, con politici all’altezza della situazione, sarebbe stato possibile attuare il progetto federativo. Se non si fosse trovato un accordo l’Europa doveva restare un mercato comune. Aver proseguito con un progetto idiota di cui non c’è precedente nella storia e averlo per giunta deificato senza capire la natura del problema rivela la radice ideologica dell’unione europea: andare avanti, sbagliando a tutti i costi, per imporre solo con parole d’ordine, ricatti e metodi dispotici un sogno impossibile. Purtroppo oggi non se ne possono ignorare le conseguenze reali. Ciò che oggi resta degli Stati Uniti d’Europa è, da una parte un cartello di stati assistenziali che lottano per la loro sopravvivenza, dall’altra, un’armata di burocrati che lotteranno fino alla fine per la sopravvivenza di questo cartello solo per salvare la loro. Cospicui stipendi e laute pensioni compresi, ovviamente.

Per come è stata fatta l’Europa è il caso di citare Nietzsche: “A ciò che sta per cadere bisogna dare una spinta”.

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3 COMMENTS

  1. Il sogno degli idealisti nostrani che si ispiravano all’URSS ha finito per fare il gioco delle banche mandando Al macero le liberta’ dei popoli che nell’ Europa han fatto la storia… sommersa ora da una esorbitante macchina burocratica fine a se stessa, sembra riprodurre in gigantesco la storia dell’Italia unita… quando si soffocano I popoli per mettergli le catene e sfruttarli meglio, si finisce per distruggerne con l’identita’ anche l’orgoglio la vitalita’ e le potenzialita’

  2. Temo che Coco abbia fatto un po’ di confusione. La chiave del discorso Euro è la impossibilità di avere una procedura di fallimento degli stati europei come è possibile negli Stati Uniti per mezzo del Capitolo 9.
    Senza un governo europeo centrale non è possibile amministrare procedure di fallimento dei paesi europei. Questa è la sostanziale follia dell’euro

  3. meglio cosi’…altro che super stato. Per fare la vera unione, dovevano fare come la Svizzera: piccoli stati responsabili che si federano perche’ la gente lo vuole!, e non una banca centrale che emette moneta per tenere in vita un po’ piu’ a lungo burocrati ladri di stati finiti!

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