Afferma G.M Gros-Pietro: “Atlante è uno strumento di mercato che permetterà di assegnare ai crediti deteriorati il loro giusto valore: è un’iniziativa positiva per rimettere ordine nel credito bancario, in particolare per i crediti deteriorati”. Ho già avuto occasione di esprimere alcune considerazioni sul mantra “Atlante è uno strumento di mercato”, ma credo valga la pena tornare sull’argomento.
Premesso che è alquanto strano che un’operazione “di mercato” sia condotta di concerto da soggetti pubblici (ancorché formalmente privati) come CDP e fondazioni bancarie, e che sia effettuata con la regia di governo e Banca d’Italia, anche le condizioni alle quali il fondo interverrà sugli aumenti di capitale e nell’acquisto di Npl suscitano perplessità, per usare un eufemismo.
Senza entrare troppo nei tecnicismi, il fondo nasce per evitare che alcuni aumenti di capitale di banche vadano in buona parte deserti, e anche per “sostenere” il prezzo di collocamento. Lo stesso dicasi per gli interventi sui crediti deteriorati. In buona sostanza le principali banche, che investiranno in quote del fondo, forniranno un sostegno alle quotazioni in borsa di banche più deboli, ottenendo anche un sostegno al prezzo delle sofferenze. Le quali sono in carico a circa 40 su 100 nei bilanci delle banche, ma chi le compra è disposto a pagarle attorno a 20.
La differenza tra 20 e 40 è dovuta in parte al premio per il rischio, e in parte alla durata delle procedure di recupero dei crediti, che in Italia sono il doppio che nel resto d’Europa (7 anni contro 2-3). Tempi più lunghi comportano maggiore incertezza e anche maggiori costi, il che ovviamente induce i potenziali compratori a tenerne conto nel fare offerte di acquisto. I compratori puntano anche sul vantaggio di avere la certezza che ci sarà un eccesso di offerta, oltre a un pressing da parte della BCE affinché le banche, soprattutto se a corto di mezzi propri, ripuliscano in fretta il portafoglio crediti.
In questo contesto, più che un’operazione di mercato, quella di Atlante è un’operazione “di sistema”, in cui le banche che hanno meno problemi sostengono i prezzi, beneficiando anche della sponda di fondazioni e CDP. Sul mercato difficilmente apparirebbe un acquirente disposto a pagare fin da subito il doppio degli altri, a maggior ragione a fronte di un’offerta abbondante. Ragionevolmente potrebbe offrire qualcosa in più dei concorrenti, ma non raddoppiare il prezzo al primo rilancio. Quindi, a prescindere dall’esito della partita, credo dovrebbe quanto meno essere lasciato stare il mercato, che non c’entra nulla in questa faccenda.
Si tratta di un aiuto pubblico sotto mentite spoglie.
Lo sanno tutti , ma non lo dice nessuno.
Somma ipocrisia anche presso i burocrati europei, i quali fanno finta di non vedere.
la situazione è chiarissima, però.
Il fondo di garanzia dei depositi non ha soldi.
Il fondo atlante non ha soldi.
Le banche sono in crisi.
Lo stato è in crisi.
Non è difficile capire che un qualunque imprevisto di una certa consistenza possa mettere sotto grande tensione governo , banche centrali, banche commerciali, valute, etc.
In altre parole chi detiene le leve del potere tenta di tenere su un castello di carte a forza di sputo.