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Auto elettriche, l’unico risultato è che il popolino finirà per andare a piedi

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di MATTEO CORSINI

Quando da questa parte dell’Atlantico Frans Timmermans impostava il Green Deal europeo come se lo avesse fatto scrivere a Greta Thunberg e dall’altra Joe Biden dava gas al deficit federale con provvedimenti (tra cui quello denominato, in neolingua, Inflation Reduction Act) volti ad accelerare la transizione verso l’elettrificazione del parco auto, i principali produttori del settore annunciavano piani sempre più ambiziosi per arrivare a vendere (quasi) solo elettrodomestici con le ruote a partire dall’inizio del prossimo decennio.

Non c’era alcuna convenienza economica, ma gettavano il cuore oltre l’ostacolo confidando nei progressi della ricerca e negli incentivi governativi. Sul primo fronte le promesse sono state poi oggetto di costante allungamento dell’orizzonte di realizzazione. Sul secondo i capi azienda fingevano di non capire che gli incentivi, a prescindere da ciò che si pensa sugli stessi, funzionano solo se circoscritti nell’importo e nel numero di beneficiari. Altrimenti anche il pagatore di tasse meno attento si accorgerebbe che sta pagando un pezzo di auto (elettrica) a persone che non di rado hanno pure redditi e ricchezze superiori ai suoi.

La domanda non è mai realmente decollata. Un po’ perché c’è chi ama le automobili e non considera quelle elettriche degne di rientrare nella definizione (disclaimer: dovrebbe essere chiaro che sono tra costoro); un po’ per via delle varie problematiche legate all’autonomia, tempi di ricarica, deprezzamento veloce, eccetera. Tutte cose di cui mi sono già occupato in diverse occasioni.

Anche la stampa più contenta di assecondare la svolta elettrica, che per anni ha cercato di cogliere ogni segnale di aumento della quota di mercato delle EV, ha dovuto via via prendere atto che l’entusiasmo non era alle stelle tra i compratori. E, soprattutto, che in assenza di cospicui (e insostenibili) incentivi, la già non elevata domanda tendeva rapidamente a sgonfiarsi. Di recente i summenzionati capi azienda hanno dovuto ridimensionare gli obiettivi, onde contenere l’emorragia finanziaria, perché su ogni auto elettrica venduta perdono tanti soldi. Chiedendo peraltro di irrobustire gli incentivi e/o aumentare i dazi sui prodotti cinesi, a loro volta incentivati dal governo cinese.

Poi ci sono quelli che bagnano il letto sognando di svegliarsi la mattina dopo avendo eliminato completamente le auto con motore endotermico, come David Fickling, che criticano le case automobilistiche per la loro recente parziale retromarcia sull’elettrificazione. Contestando la cifra di 100mila dollari persi per ogni EV venduta, nonché la richiesta di aumentare i dazi sulle auto elettriche cinesi. Due argomenti che non rigetto del tutto. Nel primo caso, effettivamente il conto comprende costi di ricerca che avrebbe più senso, anche se non è possibile contabilmente, spalmare su un orizzonte di più anni. Si tratta di costi che dovrebbero produrre utilità non solo nell’anno in cui sono sostenuti. Questo abbasserebbe la perdita per veicolo. Ma sempre di perdite si tratterebbe. Nel secondo caso, ogni dazio alla fine penalizza i consumatori, quindi l’ideale sarebbe che fossero rimossi tutti.

Ma Fickilng è abbastanza fuori strada quando scrive:

  • “Ciò a cui stiamo assistendo è una sorprendente perdita di coraggio in un paese la cui fame capitalista un tempo creò la moderna industria automobilistica.”

E’ fuori strada non tanto perché gli Stati Uniti non siano più capitalisti come un secolo fa (cosa evidente), bensì perché quando si sviluppò l’industria automobilistica c’era una domanda genuina di automobili. Lo stesso, se Fickling volesse svegliarsi dal suo sogno bagnato, non mi pare che a oggi possa dirsi per le EV. Anche se incentivate con i soldi dei pagatori di tasse.

Se non cambieranno radicalmente le cose (e io non ho la sfera di cristallo), la messa al bando dei motori endotermici provocherà l’impossibilità di accedere al bene automibile per una fetta di persone non irrisoria. A quel punto ci sarà chi gioisce per il calo delle emissioni…

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1 COMMENT

  1. Le decisioni UE di cessare la produzione di motori termici nel 35 sono una scimmiottatura delle politiche della California, peraltro molto più avanti nei settori alternativi.
    A parte l’IRA di Biden, chi decide in materia di riduzione emissioni non è questo o quel politico, ma la California col suo CARB (California Air Resource Board), che ha i poteri di un ministero che fa le sue politiche ambientali e ha sempre precorso i tempi rispetto agli altri stati dell’unione e di tutto il globo.
    L’eventuale cessione del catering alla trattoria da-Donaldo-dazio-caldo non credo che cambierà molto le cose.

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